“Chiesa in uscita”: la riforma

Il cammino di riforma della Conferenza episcopale italiana è giunto al traguardo. Le modifiche apportate allo Statuto hanno avuto l'assenso della Santa Sede e andranno in vigore, per espressa volontà del Papa, alla scadenza dell'attuale mandato del Presidente. Lo ha confermato, nella prolusione all'Assemblea generale della Cei che ha preso il via lunedì 22 settembre, il suo Presidente, il card. Angelo Bagnasco. E' un percorso avviato su sollecitazione di Francesco per rendere la Chiesa italiana, in tutte le sue componenti, una “Chiesa in uscita”. Si tratta di una riforma che necessitava di una rivisitazione statutaria sulle modalità di elezione del Presidente e che ha visto prevalere la “considerazione dei particolari vincoli dell'Episcopato italiano con il Papa”. Da qui la decisione che la “nomina del Presidente della Conferenza è riservata al Sommo Pontefice, su proposta dell'Assemblea generale che elegge, a maggioranza assoluta, una terna di vescovi diocesani”. Il cammino è tracciato, così come – è stato lo stesso Bagnasco a comunicarlo ai suoi confratelli – “le modifiche apportate” andranno in vigore alla scadenza naturale del mandato della presidenza (marzo 2017).

Dalle parole di Bagnasco emerge una Chiesa italiana sempre più a fianco di Francesco, nella preghiera per il Sinodo, come nella denuncia della guerra come “follia”, nella sollecitudine nei confronti dei seminaristi e dei sacerdoti a cui non deve mancare la “vicinanza” del vescovo, nella resistenza al “totalitarismo culturale” del nostro tempo, nella prossimità con i poveri, nel dialogo sempre rispettoso con il Paese sul destino dell'uomo concreto, nel “tornare a pensare e a pensare insieme”, nella speranza di pronunciare una parola che abbia “il coraggio di andare contro corrente” nel nome del Vangelo. Concentrando l'attenzione sul “momento sociale che viviamo” Bagnasco ha ricordato il dramma dei migranti che muoiono nel Mediterraneo con un interrogativo: “Torniamo a chiederci dov'è l'Europa? Dobbiamo dichiararla tristemente una “non Europa”?, giudizio già pronunciato da Francesco. Ha poi citato la difficile situazione economico-finanziaria, sollecitando di “fare rete super partes”, e occupazionale, il tema educativo, con una particolare “vicinanza” per le “scuole pubbliche cattoliche” e del “totalitarismo culturale” determinato dai “burattinai del mondo”. Da qui l'urgenza per il presidente della Cei dell'”evangelizzazione”. In merito all'imminente Sinodo dei vescovi sulla famiglia per Bagnasco sarebbe fuorviante ridurre i lavori alla sola prassi sacramentale dei divorziati risposati.

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