La cura dell’uva

Ampeloterapia, assunzione di succo d’uva, trattamenti cosmetici e cure antinvecchiamento: sono tre modi di utilizzare le sostanze contenute negli acini soprattutto della varietà schiava

Nella storia della vitivinicoltura trentina la stagione vegeto-produttiva 2014 sarà ricordata a lungo a causa dell’andamento climatico tutt’altro che favorevole all’ottenimento di uve da vino sane e dotate di requisiti biochimici ottimali per portare a termine con successo una vinificazione regolare.

Se in non pochi casi, nonostante il maltempo, si è riusciti a portare in cantina uve accettabili, anche se non eccellenti, il merito va soprattutto ai viticoltori che, seguendo con professionalità i consigli dei tecnici, hanno messo in atto una impegnativa serie di interventi agronomici, faticosi oltre che costosi, ma pur sempre efficaci: trattamenti antiperonosporici, sfogliature, diradamento di grappoli interi, taglio delle punte.

Non minore impegno ha richiesto la nostra indagine su più fronti e presso varie fonti per ricostruire il profilo e la storia delle diverse modalità di utilizzo dell’uva alternative alla vinificazione. Cura dell’uva (Traubenkur, ampeloterapia), consumo misurato di succo di uva fresco privato di bucce e vinaccioli, utilizzo di tutte le componenti dell’acino, naturali o trasformate, a scopo rigenerativo e cosmetico.

Di seguito riportiamo le notizie più significative sui tre modi di utilizzo dei grappoli e degli acini di uva e nel terzo caso anche di altri organi vegetali delle viti.

Partiamo dalla composizione dell’uva. Cento grammi di uva fresca apportano all’incirca 61 Kcal; l’acqua ne costituisce una quantità abbondante (80,5% ca.); i carboidrati – soprattutto fruttosio e glucosio – sono stimati intorno al 15,6%; le fibre ammontano ad 1,5%; le proteine allo 0,5% e i grassi, pochissimi, costituiscono solamente lo 0,1%.

L’uva è ricca di sali minerali, in particolare potassio (192 mgr/100 gr.); presenti, seppure in quantità meno importanti, anche manganese, calcio, fosforo, ferro. Tra le vitamine figurano: la C, la B1,la B2, la PP e la A. Il quadro andrebbe completato da altre componenti dotate di alta salubrità quali sono i tannini e i polifenoli che fungono da sostanze antiossidanti.

Un’ampia documentazione sulla cura dell’uva (Traubenkur) ci è stata fornita da Ingarda Trentino Spa. Citiamo da un opuscolo a carattere informativo del 2001: si tratta di un regime dietetico di grande valore terapeutico da mettere in opera razionalmente, sotto la guida di un medico. Generalmente si crede che la cura dell’uva consista unicamente nel mangiare a caso mezzo chilo fino a due chili al giorno di uva; l’ampeloterapia va invece attivata scientificamente. Deve essere adattata ad ogni singolo paziente, secondo l’età, il sesso, il peso, la costituzione e ancora secondo la malattia in atto.

Nella nota accompagnatoria all’invio dell’opuscolo il funzionario di Ingarda, Daniele Tonelli, informa che attualmente (2014) la cura non viene proposta se non direttamente da singole strutture alberghiere. Analoga informazione abbiamo raccolto dall’Azienda di soggiorno di Merano che ci ha suggerito di contattare le Terme.

Un’alternativa alla cura dell’uva fin qui descritta è rappresentata dall’assunzione misurata e da farsi in ambiente consono, di uno o due bicchieri di succo di uva tutti i giorni per un mese. Pietro Forcinella, per anni direttore dell’Azienda di cura e soggiorno di Arco, afferma di avere ripreso negli anni 1976-77 la primigenia tradizione degli Asburgo che dopo il 1872, anno di fondazione dell’Azienda di cura e soggiorno di Arco, amavano recarsi sulla veranda del casinò per un mattinèe allietato da musica per sorbire uno o due bicchieri di succo d’uva (schiava) intervallando il sorseggio con il consumo di qualche grappolo di uva fresca portata dai contadini del distretto. Sostenitore dell’iniziativa fu il proprietario dell’albergo Olivo di Arco, Roberto Pincelli. Questo tipo di appuntamento esteso ai turisti della zona andò avanti fino a tre anni fa.

Un articolo sul consumo di succo d’uva (alla Schiava si sostituiva talvolta la Nosiola, uva tipica del Basso Sarca) è stato pubblicato negli ani ’80 da Augusto Giovannini e Gino Callin sulla rivista enogastronomica Pantagruel.

La terza modalità di consumo dell’uva fresca e dei suoi derivati e trasformati ci viene descritta dal materiale documentario fornitoci dall’ufficio stampa delle Terme di Merano e dal Consorzio Vitanova Trentino Wellness. La nuova proposta va sotto il nome di Torggelen che deriva dal latino torquere e significa “pigiare”, “pressare” l’uva dopo la vendemmia.

L’originale pacchetto dell’uva meranese quest’anno, da metà settembre a metà ottobre, comprende tra l’altro: un impacco al corpo con crema all’uva fresca, un bagno con mosto d’uva fresca, un massaggio alla schiena con olio di semi di uva e ingresso di due ore alle terme. Il tutto a partire da 98 euro a persona. L’offerta, pur di alto prestigio, non è certo alla portata dei viticoltori che si fanno il vino in casa e sono alle prese quest’anno più che in passato con il bisolfito da usare con misura per non bloccare la fermentazione del mosto inquinato da muffe e batteri indesiderati.

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