Il Mandarino di Dio

A metà ottobre a Trento i maggiori studiosi e sinologi europei

Martini, un cognome che fa rima con Gesuiti. È singolare infatti che nell’arco della storia, benché a distanza di tre secoli, due insigni figure appartenenti alla Compagnia di Gesù abbiano portato questo cognome: Martino Martini, il missionario trentino che andò in Cina nel 17º secolo, e Carlo Maria Martini, il grande e indimenticabile cardinale arcivescovo di Milano. Due personaggi completamente diversi tra di loro, non solo perché vissuti in epoche davvero lontane, ma pure per stile, interessi, temperamento. Ambedue però incarnano lo spirito dell’ordine fondato da Sant’Ignazio: quello cioè di andare verso l’altro con un atteggiamento aperto e dialogante.

Lo spazio della relazione nei confronti del diverso è misurato attraverso il metro della cultura, nella consapevolezza che la ricerca della verità, se appassionata e sincera, può accomunare gli uomini di ogni latitudine. La cultura, scientifica e filosofica, diventa allora il terreno privilegiato per rendere ragione della propria fede: i due Martini sono stati spinti da un grande ardore cristiano, sono stati dunque evangelizzatori, l’uno delle ignote regioni delle Indie orientali, l’altro della città europea ormai completamente secolarizzata.

Ovviamente ai trentini dovrebbe interessare di più il conterraneo Martino Martini, di cui, il 20 settembre scorso, si ricordavano i quattrocento anni dalla nascita. Il gesuita secentesco appare però ancora sconosciuto alla gente comune e dimenticato troppo spesso financo dagli studiosi, pure dagli storici del Trentino. Per ravvivare la conoscenza del grande geografo della Cina è attivo da anni il Centro Martino Martini che, attraverso pubblicazioni, incontri, convegni, mostre, lavora incessantemente nella direzione della riscoperta di un personaggio a cavallo tra due mondi e che, proprio per questo, conserva una grande attualità.

Tra Milano e Trento si sono organizzate varie iniziative. Per impulso dei Padri del Pime, in questo mese di ottobre (che la Chiesa dedica proprio alla missione), si svolgono alcuni incontri intorno alla figura di Martini, a testimonianza di un interesse “milanese” per il gesuita trentino “pioniere della missione in Cina”. Oltre a conferenze sull’opera martiniana, tenute dal Presidente del Centro Martini, ingegner Zandonini, verrà rappresentata la piece teatrale di Giuseppe O. Longo “Il Mandarino di Dio”. Tutto nella storica sede milanese di Via Mosè Bianchi.

Martini fu un intellettuale di statura europea. Occorre ricordare che il missionario, in Cina da pochi anni, venne richiamato dalla Compagnia di Gesù in Europa nel 1653 nelle vesti di “procuratore” (doveva difendere presso il Santo Uffizio l’approccio evangelizzatore dei Gesuiti in conflitto con quello degli Ordini mendicanti): prima di raggiungere Roma, passò un periodo nei Paesi Bassi e in Germania, per diffondere le informazioni sulla Cina che aveva raccolto e ordinato negli anni della sua missione. Da allora, per tutto il XVII secolo, le opere di Martini, stampate dai maggiori editori tra Amsterdam e Monaco, furono tradotte in numerose lingue europee (latino, tedesco, italiano, spagnolo, francese, inglese, olandese, svedese, danese), ispirando molti missionari italiani e tedeschi, studiosi e uomini di Chiesa.

Ancora oggi Martini può essere considerato “uomo di dialogo” da vari punti di vista: il dialogo Oriente-Occidente, il dialogo tra cattolici e protestanti; il dialogo tra le culture italiana e germanica attraverso quella cinese. Martini nume tutelare dell’Euregio? Pensiamoci, forse sarebbe meglio di Andreas Hofer.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina