La guerra si è fatta arte

Assurdità, ipocrisia, orrore, stoltezza, ignoranza, follia, cecità, compassione, rassegnazione, paura frullano nell'animo e nella mente durante la visita alla mostra “La guerra che verrà non è la prima – Grande guerra 1914-2014”, inaugurata il 3 ottobre, presso la sede del Mart-Museo d'arte moderna e contemporanea di Rovereto, alla presenza del ministro dei beni culturali, Dario Franceschini. All'iniziativa, in occasione del centenario della prima guerra mondiale, hanno contribuito più soggetti, tra cui la Soprintendenza provinciale per i beni culturali, il Museo storico italiano della guerra e il Laboratorio di storia di Rovereto, l'Università degli studi di Trento, con la direzione di Cristiana Collu.

Provocatorio il titolo, che sembra quasi un invito a rassegnarsi all'arrivo di un prossimo conflitto. Invece, non è altro che un versetto della celebre poesia di Bertolt Brecht: “La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell'ultima c'erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”. Nessuno sfugge, né uomini né bestie. Ingresso ed uscita sono intercambiabili: da una parte filo spinato, elmetti, chiodi, scarponi, reperti recuperati nelle ricerche a Punta Linke, Punta Cadini, Cresta Croce, Piz Giumela e Val di Pejo, appesi come opere d'arte sulla bianca parete di un corridoio; dall'altra cavalli imbalsamati a zampe in su. Ma della più bieca e crudele distruzione se ne fa un mito, una necessità, una fonte di eroismo, occasione per denigrare ed umiliare il nemico, sempre cattivo ed inferiore, quasi non fosse anch'egli un essere umano.

Una forte propaganda ideologica a cui contribuisce in maniera importante la stampa, ma non solo; anche cartoline, vignette, manifesti, libretti, filmati, santini, immaginette religiose lavano il cervello fin dalla più tenera età. Dio e patria diventano valori inscindibili, il soldato è l'eroe che si sacrifica per la sua terra, sotto la particolare protezione della Vergine o di qualche Santo. L'esposizione non segue un preciso filo cronologico, partendo dalla prima guerra mondiale attraversa tutto il secolo fino ai nostri giorni, accostando installazioni, disegni, fotografie, dipinti, manifesti, diari, corrispondenze, filmati con opere d'arte.

Numerose le opere di artisti che hanno vissuto il dramma della grande guerra, capolavori di molti maestri dell'avanguardia italiana. Un ampio spazio è riservato al Futurismo, con opere di Fortunato Depero, Gino Severini, Giacomo Balla ed Anselmo Bucci, provenienti dalle collezioni del Mart.

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