E l’utopia trovò casa

Architetti e artisti che progettarono la città del futuro: un'esposizione del Mart a Rovereto

Si può realizzare, almeno in parte, l'utopia? Nell'ambito delle celebrazioni per i 500 anni dalla pubblicazione di “Utopia” del filosofo inglese Tommaso Moro, il Mart presenta presso la Casa d'arte “Fortunato Depero” a Rovereto una nuova esposizione, dal titolo “La città utopica, dalla metropoli futurista all'EUR42”. Fino al 25 settembre si possono ammirare disegni, progetti e documenti degli architetti e artisti futuristi Antonio Sant'Elia, Tullio Crali, Quirino de Giorgio, Angiolo Mazzoni e Adalberto Libera. Nei primi decenni del Novecento, hanno cercato di rappresentare la città – tra cui quelle nate ex novo dalle paludi e volute da Mussolini come Littoria (Latina) e Sabaudia – come luogo privilegiato della modernità. Ecco dunque vetrate, palazzi in movimento che si slanciano verso il cielo, la velocità dei treni e delle auto, la forza meccanica, il lavoro dell'uomo. Colpisce – tipico dell'arte futurista – l'abbinamento dei colori. Alcuni progetti sono rimasti su carta, come quelli di Sant'Elia, morto nel 1916 a soli 28 anni per la guerra. Due anni prima aveva firmato il “Manifesto dell'architettura futurista” dove inneggiava ad un nuovo stile – adatto alla modernità – per case e città, criticando fortemente l'architettura ottocentesca, imposta a suo dire dalle accademie. Non necessariamente quanto sognano i futuristi deve per forza essere realizzato. D'altra parte però il termine “utopia” dal greco “non-luogo” – coniato da Thomas More nel 1516 – in inglese si pronuncia come la parola “eutopia” (buon luogo), per cui, scrive nel catalogo la curatrice Nicoletta Boschiero, l'utopia potrebbe diventare anche quel luogo positivo possibile da realizzare. E ciò lo è stato, almeno in parte, per Angiolo Mazzoni e il trentino Adalberto Libera. Tra i maggiori progettisti di stazioni e uffici postali del periodo fascista, Mazzoni ha costruito anche la stazione e il palazzo delle poste di Trento. In mostra troviamo il palazzo delle poste di Littoria e la stazione ferroviaria di Trieste. Egli riuscì ad integrare le sue architetture nel contesto urbano senza banalizzarle o farne degli oggetti eccentrici. Adalberto Libera, progettista del Palazzo dei Congressi dell'EUR di Roma, voluto dal regime per ospitare nel 1942 un'esposizione universale, per lo stesso quartiere aveva progettato anche il Palazzo dell'Acqua e della Luce, che prevedeva una fontana “sfolgorante di luce e giuochi d'acqua”, rimasto nella grande utopia fascista a causa della guerra. L'esposizione è accompagnata da alcuni frammenti di Metropolis (1927) di Fritz Lang, prima pellicola inserita nel progetto “Memoria del mondo” dell'UNESCO. Orario: da martedì a domenica, dalle 10 alle 18; lunedì chiuso.

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