A servizio delle povertà del nostro tempo

A cosa serve il diacono? Questo è uno dei passaggi provocatori della relazione del prof. don Erio Castellucci – teologo e parroco di Forlì, autore di molte pubblicazioni sul diaconato – durante il 1° Convegno dei Diaconi permanenti del nord est, sabato 11 ottobre a Verona, promosso dalla Conferenza Episcopale Triveneta. Al Convegno erano presenti in 320 tra diaconi ordinati o in formazione, le mogli, i presbiteri delegati, con il vescovo Giuseppe Zenti di Verona e l’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato di Udine, delegato per il diaconato permanente. La delegazione trentina constava di circa 20 persone.

Nella panoramica generale, scaturita dall’indagine conoscitiva promossa dalla Commissione preparatoria, è emerso che nella Regione Ecclesiastica esercitano attualmente il loro ministero 331 diaconi e più di 90 sono i candidati e aspiranti in formazione. Circa un quarto dei diaconi ha più di 70 anni; la grande maggioranza è sposata e svolge il ministero grazie all’indispensabile sostegno delle mogli.

A cosa serve il diacono? Se in lui opera sacramentalmente la carità di Cristo, ha detto don Castellucci nel suo intervento, il diacono è una vita donata che permette alle povertà degli uomini concreti di intercettare nel quotidiano la stessa carità di Cristo, come ha ribadito anche mons. Mazzocato nell’omelia della Messa. Il diacono dunque serve le povertà che oggi si presentano in varie forme: la povertà materiale, che richiede di occuparsi dell’esistenza quotidiana di un sempre maggior numero di persone; la povertà psicologica-affettiva-relazionale, che chiede vicinanza, per vincere la spirale della solitudine e della disperazione, e questo avviene a tutte le età; la povertà morale, derivata dalla confusione dei valori e dal conseguente spaesamento; la povertà spirituale di chi non sa più orientarsi e non riesce più a trovare la via della vera vita.

Solo su queste basi teologico-pastorali si potrà anche affrontare il tema del COSA fa un diacono. In stretto rapporto con il suo vescovo, col quale è indissolubilmente legato, eserciterà un servizio che non si caratterizza come supplenza del presbitero. Il diacono non potrà certo fare tutto quel che c’è da fare (il suo servizio concreto dipende da tante cose), ma promuoverà, animerà e ‘disturberà’ la comunità, spingendola nella direzione della carità di Cristo.

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