La prima campanella al Sacro Cuore

170 anni fa apriva a Trento la scuola elementare della congregazione fondata da Teresa Verzeri. Ben presto si fece apprezzare in città, distinguendosi per l'originalità della sua azione educativa

Il convento delle Orsoline di Trento, sito nell’attuale Istituto Sacro Cuore in Piazza S. Teresa Verzeri, era stato chiuso da Napoleone a causa della legge che imponeva la soppressione degli ordini contemplativi. Molti edifici appartenuti a comunità religiose erano diventati caserme, proprio come nel caso dell’ex convento delle Orsoline di Trento. Passata la bufera napoleonica, l’Europa, davanti a un contesto profondamente cambiato, aveva tentato di riorganizzarsi anche tornando con spirito nuovo ai modelli antichi e collaudati dal tempo. In questo periodo nacquero infatti numerose congregazioni religiose dedite all’educazione dei giovani.

Anche a Trento si sentiva il bisogno di una scuola di qualità perché gli istituti della città non erano riusciti a rispondere con la necessaria competenza alle nuove esigenze. Il progetto divenne realtà all’inizio degli anni '40 dell'Ottocento grazie alla volontà di una facoltosa vedova, Teresa Sartori, che volle comprare e far ristrutturare l’ex convento delle Orsoline per metterlo a disposizione delle Dame Inglesi di Mary Ward perché vi tenessero una scuola pubblica.

Nel frattempo, a Rovereto era da poco arrivata una nuova Congregazione religiosa che aveva saputo dare buona prova di sé nell’educazione delle giovani. Si trattava delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù, una Congregazione di recente fondazione, consacrata alle opere di carità verso il prossimo e in particolar modo all’educazione cristiana delle giovani. La fondatrice dell’ordine, Teresa Verzeri, rispose con prontezza all’offerta del vescovo Nepomuceno Tschiderer che riuscì a ottenere in pochi giorni il permesso dalle autorità civili e l’assenso della benefattrice, Teresa Sartori.

Nel giro di pochi mesi venne organizzata la casa di Trento: in febbraio quasi tutte le novizie delle Dame Inglesi accettarono di passare alle Figlie del Sacro Cuore. In luglio si stabilì in città la prima superiora, Giovanna Francesca Grassi e in settembre giunse anche Teresa Verzeri, la Fondatrice delle Figlie del sacro Cuore, che si fermò a Trento quasi tre mesi per avviare il nuovo istituto in tutti i suoi aspetti.

Il 3 ottobre 1844 poté già partire la scuola elementare. L’inizio delle attività didattiche che, in un primo momento, avevano incontrato difficoltà finanziarie, suscitò sentimenti contrastanti nella cittadinanza. E mentre le iniziali trecento alunne diventavano cinquecento, nel giro di un mese, c’era chi criticava la supposta inesperienza delle maestre ritenute troppo giovani. Tuttavia di lì a poco le voci critiche furono messe a tacere, anzi, il nuovo podestà, Giuseppe De Panizza, decise di iscrivere la figlia proprio nella scuola del Sacro Cuore.

L’iscrizione di un certo numero di ragazze di condizione agiata portò successivamente Teresa Verzeri a una nuova iniziativa: una “scuola elementare per ragazze di condizione civile”, dedicata all’educazione di fanciulle provenienti dalle classi agiate. La realizzazione fu immediata: il 3 novembre 1844 fu inaugurato il nuovo corso, dove, oltre alle materie curricolari, veniva insegnato musica, tedesco e francese. La presenza delle Figlie del Sacro Cuore a Trento si stava consolidando e si connotava per tratti di estrema originalità. Infatti Teresa Verzeri aveva insistito sull’importanza della collaborazione tra scuola e famiglia al fine di un’educazione efficace. Per questo aveva introdotto la consuetudine di incontrare con regolarità, la prima domenica del mese, le madri delle scolare. Infatti da un lato voleva indicare loro quali erano i valori e i comportamenti che la scuola si aspettava venissero consolidati a casa e dall’altro riteneva utile informarsi sulla condotta delle ragazze in famiglia.

Altra idea di notevole interesse fu l’avvio di una scuola di ripetizione festiva che si sarebbe tenuta tutte le domeniche mattina. L’iniziativa, cui aderirono fin da subito un centinaio di ragazze, che andarono costantemente aumentando nel tempo, ebbe molta risonanza in città e fu portata a conoscenza dei trentini anche grazie alla pubblicità fatta dai parroci. Le attività didattiche, che prevedevano ripetizioni e consolidamento in varie materie, erano integrate da momenti di orazione per solennizzare la domenica.

Altra novità, per completare la formazione delle fanciulle giunte alla fine degli studi elementari, fu l’istituzione di una scuola per lavori femminili. Un segno dei tempi è che la Verzeri aveva pensato il corso come coronamento dell’istruzione delle ragazze di condizione elevata, la cui educazione era mirata alla formazione di madri assennate, ancorate nella pratica religiosa e abili nei lavori femminili e in ciò che era necessario al governo della famiglia. L’offerta formativa delle Figlie del Sacro Cuore era completata da un convitto che ospitava le alunne.

Un’ulteriore iniziativa fu quella di collegare alla scuola l’Istituto di Santa Massenza che ospitava numerose fanciulle orfane della città. L’Istituto provvedeva alla loro educazione, mentre a due religiose era affidata la loro sorveglianza fuori dalle attività didattiche. Il regolamento era severo, ma l’educazione impartita era buona e le condizioni di vita dignitose, tanto che la maggior parte delle ospiti si fermava al Pio Istituto fino al termine ultimo, fino al compimento del ventesimo anno. L’offerta formativa alla gioventù femminile di Trento si allargava ad altre due iniziative festive. La domenica mattina l’Istituto si apriva per accogliere le alunne della scuola, istruirle nella pratica religiosa e disporle alla partecipazione della S. Messa. I progressi spirituali delle giovani venivano seguiti con cura.

La domenica pomeriggio, invece, l’oratorio festivo, aperto a tutte le ragazze della città, era organizzato in modo da impegnare in maniera costruttiva e cristianamente efficace le giovani che si presentavano. Erano infatti previsti giochi e conferenze spirituali, tenute dalla stessa Teresa Verzeri quando si trovava a Trento. La giornata si concludeva con un momento di preghiera e la benedizione eucaristica. L’oratorio ebbe un grande successo, tanto che la redattrice delle Memorie della Casa poté scrivere che “la città si svuotava di giovanette”, ma anche di giovanotti che le attendevano fuori dal portone e concludeva che “può dirsi che quasi tutta la gioventù della città fosse in mano nostra, poiché il bene che poteva farsi era incalcolabile” (Memorie della casa di Trento, 1844).

Si può dire che le Figlie del Sacro Cuore seppero dare una risposta adeguata ai bisogni educativi della città, seguendo principi pedagogici validi e che alla lunga si rivelarono vincenti, visto che nel 2014 si festeggia il 170° anniversario della loro attività a Trento.

Marco Brugna

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