L’Argentina volta pagina?

Verso la fine del “kirchnerismo”. Negli ultimi tempi qualcosa di significativo nel rapporto tra la Presidenta e il suo popolo scricchiola

Dopo più di dieci anni di “kirchnerismo” l’Argentina è pronta a voltare pagina? Il kirchnerismo è un sistema politico – ramificato, profondo, sentito dalla gente e per questo riconfermato – che si identifica con i coniugi Nestor (morto nel 2010) e Cristina Kirchner eletti senza soluzione di continuità alla presidenza a partire dal lontano 2003. Sorto da una costola del peronismo – quello più sensibile alle istanze sociali di giustizia – i coniugi Kirchner, e specificatamente Cristina, negli ultimi anni, hanno saputo assicurare all’Argentina la transizione dalla terribile crisi economica culminata nel default del 2001, dando agli argentini la possibilità di un riscatto sociale e corroborando ancor di più l’identità nazionale.

Però negli ultimi tempi qualcosa di significativo nel rapporto tra la Presidenta e il suo popolo scricchiola. E come spesso capita tutto fa perno attorno alle questioni economiche. Si sa che dopo la decisione del 2001 di non pagare i titoli in scadenza del debito pubblico, l’Argentina non ha accesso al credito internazionale. Ne consegue che deve arrangiarsi facendo leva sul rapporto import-export per avere liquidità, oltre ad attingere alle riserve valutarie.

Pressata dai grandi produttori di soia, nel gennaio di quest’anno la Banca centrale argentina ha deciso una svalutazione del 20% della moneta locale. Se questa mossa ha ridato fiato alle esportazioni ha però falcidiato ulteriormente i detentori di redditi fissi come i lavoratori dipendenti e i pensionati (il sistema pensionistico argentino copre circa il 90% degli anziani ed è il più ampio e “universale” di tutto il Sudamerica).

L’inflazione continua a girare attorno al 30%, una iattura per i piccoli risparmiatori che non riescono a mantenere il valore reale del potere d’acquisto. Tutte premesse che preludono al fatto che l’anno prossimo, quando si vota, potrebbe succedere uno scombussolamento del sistema politica. A meno che Cristina non pensi a una riforma costituzionale che le permetta di tentare un’altra rielezione, perché è ben vero che diversi eventi sembrano remarle contro, però le politiche di welfare della Casa Rosada possono consentirle ancora vasti consensi. Le borse di studio per i giovani, gli aiuti per i bambini delle famiglie povere, i programmi di crediti all’edilizia popolare sono tutti interventi che raggiungono milioni di famiglie. L’aumento stesso dei salari permette di contenere l’inflazione reale.

Sono tutte cose che Cristina ha in parte ereditato da Nestor mettendoci del suo in quanto ad iniziativa e capacità di governo. Un quadro a tinte diverse e cangianti. Si vedrà.

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