Il paese si racconta

Un libro ripercorre la storia del sobborgo attraverso la vita di 35 famiglie presenti al censimento dell’Impero Austroungarico del 1910. Sabato la presentazione

La storia di trentacinque famiglie di Ravina e Belvedere, presenti al censimento dell’Impero Austroungarico del 1910 è stata raccolta nel libro “Ravina 1900 – Dall’Impero all’Italia – Storia di Caduti, Reduci e Famiglie”, scritto da Silvano Bassetti e Gino Micheli e realizzato dal Centro Stampa della Regione. A raccontarla sono nipoti e pronipoti spronati da dati antichi sui loro avi raccolti da Bassetti durante una precedente ricerca sul Corpo dei vigili del fuoco volontari.

L'opera, impreziosita dalla ricca documentazione fotografica generosamente messa a disposizione dalle famiglie, viene presentata alla popolazione in sala Demattè a Ravina, sabato 1° novembre, alle 15.30. Il pomeriggio sarà accompagnato dai canti del coro Stella del Cornet. “Si tratta di storie semplici, riportate fedelmente”, scrivono nella gli autori. “Certe magari si ripetono ma ognuno mette qualcosa di particolare e il racconto si completa, come avviene nella composizione di un mosaico”.

Da Angelo Bottura a Saverio Dallago che chiude la serie, tutti i capostipiti nati durante il 1800, per scelta degli autori, sono disposti in ordine alfabetico per nome anziché cognome. Allora Ravina con la frazione di Belvedere era Comune. Così è stato fino al 1926 quando il paese venne conglobato a Trento.

Ma prima di arrivare alle famiglie il libro dedica ampi spazi alla Grande guerra, nel centenario dal suo inizio. Ed è un omaggio ai Caduti. Infatti nella pagina di copertina mette in risalto il monumento a loro dedicato (sono 60 i soldati di Ravina che hanno sacrificato la loro vita), che si trova nel piazzale della sede circoscrizionale sul retro chiesa. Descrive i profughi, si sofferma sui reduci. Riporta anche egli eventi, descrive vecchi mestieri, l'attività scolastica; un capitolo è dedicato alle processioni della Madonna della Cintura, un altro alla tristemente nota alluvione del 27 settembre 1942, riportando un pezzo scritto da Vita Trentina.

“Ogni qualvolta uno studioso recupera la storia della propria Comunità e la mette a disposizione di quella stessa Comunità, rendendola partecipe di quanto avvenuto nei tempi trascorsi, avviene una vera e propria 'restituzione', fondamentale per almeno due motivi”, scrive lo storico e consigliere provinciale Lorenzo Baratter che ha curato la prefazione. “Perché rende le persone consapevoli delle proprie radici e perché consente a quelle stesse persone, figlie di quella Comunità, di riscoprire determinati valori, modi di vivere, consuetudini, vorrei dire quel 'saper stare insieme' che ha reso così forti i nostri paesi, anche nei momenti più difficili e burrascosi della Storia”.

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