“Una nuova gestione del territorio”

Gestire in modo unitario e valorizzare le aree protette: dopo Trento, la Rete delle Riserve del Monte Bondone – Soprasasso coinvolge anche i comuni di Terlago, Villalagarina, Cimone e Garniga Terme

A cavalo tra settembre e ottobre i comuni di Cimone, Garniga, Terlago e Villa Lagarina hanno approvato l’accordo di programma per l’attuazione della “Rete delle Riserve del Monte Bondone-Soprasasso” estesa alla superficie del capoluogo trentino in veste di ente capofila. Prioritaria, la salvaguardia della cosiddetta “connettività ecologica del territorio” per cui Cimone e Garniga Terme rappresentano elementi di continuità tra le aree protette menzionate.

Inglobante un’ampia porzione ambientale fuori parco soggetta a una gestione unitaria attivata su base volontaria attraverso accordi siglati tra esecutivo di Piazza Dante ed enti pubblici territoriali, sulla Rete insistono siti naturali alquanto delicati: Doss Trent (16 ettari), Gola di Ravina (527 ettari), Stagni della Vela (87 ettari), Piana di Terlago (112 ettari), Laghi di Lamar (25 ettari), Torbiera delle Viote (20 ettari) e Tre Cime (223 ettari). Il sito è di interesse comunitario per l’insediamento e la riproduzione di specie faunistiche in via di estinzione, lo sviluppo di varietà floreali anche rare come la carnivora Drosera Rotundifolia vegeta nella torbiera delle Viote, e la presenza di relitti glaciali.

La Circoscrizione del Bondone s’è fatta ricettacolo di osservazioni e controdeduzioni in merito alle iniziative esposte negli incontri informativi sull’attività gestionale elaborata secondo la direttiva comunitaria “Habitat” di Rete Natura 2000 per mezzo della delibera “Piano di riqualificazione del Monte Bondone”. Quest’ultimo è l’atto che, come rimarcato a settembre dal presidente circoscrizionale Sergio Cappelletti, “ha unito per la prima volta la circoscrizione alle tre Asuc del territorio” – Baselga, Vigolo e Sopramonte – prima di sottoporlo alla disamina del consiglio comunale di Trento.

La capoufficio dell’Appa Tiziana Friz lo considera un progetto difficile, ma stimolante, nel quale “le persone dicono la loro sui territori finora gestiti esclusivamente dalla Provincia”. E questa, a suo avviso, è una novità sensazionale. Purtroppo però, la popolazione “bondonera” tende ad ignorarlo essendo stata interpellata soltanto di rado. Il consigliere Roberto Cimadom sprona a “dare alla gente la possibilità di partecipare alle discussioni che riguardano il Bondone”.

Flavio Franceschini, vertice dell’Asuc di Vigolo Baselga, alza la voce contestando le modalità di discussione finora adottate: “Da anni siamo i soliti a parlare di questi argomenti senza coinvolgere abbastanza la nostra popolazione. Continuando a mancare l’informazione finiremo in un vicolo cieco”. Se le azioni necessarie alla valorizzazione della “Trento alta” possono pervenire da ciascun cittadino, le singole coscienze occorre smuoverle nel profondo e con raziocinio perché l’ambiente non si asseconda con soli fondi europei.

In tal senso, il direttore dell’Azienda forestale Trento-Sopramonte, Maurizio Fraizingher, punta sui “processi partecipati” e sul coinvolgimento dei portatori di interesse. In sintesi, la Rete di Riserve sarà composta da tutti e ciascuno eserciterà il diritto d’esprimersi. Lo ha ribadito il naturalista Sandro Zanghellini: “Le Reti di Riserve non comportano vincoli ulteriori a quelli che esistono già, ma richiedono una nuova gestione del territorio. Bisogna parlarne, far sapere, discutere”.

In definitiva, la sfida è nel cambio di mentalità collettiva in maniera radicale. Il prima possibile.

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