La variante perde pezzi

Intervento deciso della Provincia che stoppa i progetti più importanti della “Variante 14”, attorno alla quale si era concentrato il dibattito politico degli ultimi mesi

Doveva essere approvata definitivamente il 28 novembre, senza epocali modifiche rispetto alla prima approvazione. Invece la “Variante 14” arriverà in consiglio comunale ai primi di dicembre e stravolta, per effetto di un intervento improvviso e deciso della Provincia che ne ha bloccato alcuni essenziali interventi rimettendo in discussione una parte importante del suo impianto.

Attorno alla variante si era concentrato il dibattito politico degli ultimi mesi. Molte le voci critiche: il coordinamento ambientalista, alcune forze di opposizione, singoli cittadini. Tra gli interventi più discussi il nuovo centro commerciale e sportivo a Sant’Andrea, cioè lungo la direttrice Riva-Arco, e la nuova volumetria per l’ex hotel Arco, chiuso da tempo e in attesa di rilancio, in centro città. Anche questi progetti sono tra quelli che la Provincia ha congelato, sembra rimettendo in discussione il metodo con il quale Arco avrebbe applicato le norme sulla “compensazione”.

Le scelte fin qui operate dalla maggioranza guidata dal sindaco Alessandro Betta avevano messo in qualche difficoltà l’anima più verde della coalizione. Il sindaco, per contro, ha sempre difeso con convinzione il documento e pur ammettendo che si sarebbe voluto far di più ha sempre contestato quanti parlano di cementificazione e scarsa attenzione al paesaggio. Anche il suo assessore all’urbanistica Miori ripete che nella variante erano sono stati inseriti tutti i vincoli e i “paletti” possibili prima di tutto a tutela del paesaggio, del verde e delle aree di rispetto, senza però dimenticare che una variante “è fatta di norme e non di poesia” e che c’è da affrontare anche una crisi economica impattante di fronte alla quale occorre reagire.

Posizioni che fanno parte del normale dibattito politico attorno ad un provvedimento che va inevitabilmente a toccare un nervo scoperto nella comunità arcense. Il paesaggio della piana attorno alla città è mutato radicalmente negli ultimi trent’anni. Là dove c’erano chilometri di campagne a dividere Arco da Riva sono sorti capannoni, edifici, volumetrie quasi mai di bell’aspetto e oggi in molti casi o sottoutilizzate o addirittura vuote. Uno stillicidio che ha portato molti arcensi a sviluppare una particolare sensibilità sul tema.

Il caso eclatante dell’ex Argentina ha poi colmato la misura. In collina dal recupero di un ex sanatorio è nata una struttura residenziale di grandi dimensioni, il cui iter edificatorio è stato oggetto anche di due esposti in Procura e ha portato – notizia anche questa di pochi giorni fa – al sequestro della documentazione ad esso relativa da parte dei magistrati roveretani. Le carte del Prg sono sul tavolo del sostituto procuratore Davico, ma sul fascicolo per il momento non ci sono né indagati né ipotesi di reato. Dopo quell’esperienza si guarda con particolare attenzione ad ogni nuovo intervento. Quelli previsti dalla variante a Sant’Andrea (nell’unico cono di visuale ancora aperto che divide Arco e Riva lungo la Ss45bis) e all’ex Hotel Arco (sul fiume a due passi dal ponte vecchio) erano da tempo nel mirino. Ora vengono bloccati.
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