“Ma siamo ancora allo stato embrionale”

Scrive un consigliere: “L’Unità pastorale resta un obiettivo, ma se si tarda a perseguirlo, si rischia di perdere le forze…”

Le sei parrocchie del territorio delle Maddalene (Cis, Bresimo, Livo,Preghena, Marcena e Lanza-Mocenigo) sono confederate in Unità pastorale dal 9 giugno 2013 denominata Santa Maria Maddalena. Al momento allo stato embrionale, perché in comune c’è ancor poco: il parroco, un Consiglio pastorale formato dai 4 consiglieri di ogni parrocchia, alcune celebrazioni: l'Eucarestia per l’inizio del percorso annuale di catechesi, per gli sposi degli anniversari di matrimonio, per i coetanei, per i 5 corpi dei Vigili del fuoco (resiste Rumo); una Via Crucis, il pellegrinaggio alla Madonna dei Baselga di Bresimo e di Senale. E’ ai primi passi un gruppo giovanile (in prevalenza del Mezzalone), “fallito” il gruppo missionario e quello della Parola. Instabile quello delle catechiste, curato da due suore provenienti da Trento.

Il Consiglio dell’UP si riunisce periodicamente per concordare calendari e orari delle celebrazioni eucaristiche domenicali e quelle che si svolgono in alternanza nelle varie parrocchie. Problemi e tematiche di ordine etico, ecclesiale, socio-culturale non vengono colti e affrontati. Unica associazione sovracomunale e sovraparrocchiale, il Circolo anziani, che opera da decenni in autonomia, unico ad offrire a soci e popolazione anche momenti di istruzione e formazione cristiana con conferenze del teologo don Paul Renner.

Il parroco è promotore di alcune iniziative finalizzate a promuovere l’incontro e l’aggregazione: campeggi estivi per bambini e ragazzi, escursioni in montagna e gite-pellegrinaggio in Trentino, Italia, Europa ed anche in altri continenti. Per la celebrazione eucaristica festiva, finora assicurata ad ogni parrocchia, ha potuto contare sulla generosa disponibilità prima dei comboniani di Trento ed ora dei francescani del Convento di Cles.

La gestione e la vita di ogni parrocchia è garantita da un discreto numero di volontari: custodi delle chiese e sacrestani, cori parrocchiali con o senza capicoro (nel Mezzalone c’è pure un coro giovanile femminile ed a Rumo il coro dei bambini e ragazzi), organisti (anche in condominio), ministri dell’Eucarestia, lettori, chierichetti ( pochi e saltuari), guide nelle veglie di preghiera di suffragio per i morti e nei mesi mariani, catechiste, personale delle pulizie, segretari, contabili ed amministratori, qualche archivista. Finanziariamente alcune parrocchie faticano, per esempio, ad assicurare il riscaldamento delle chiese.

Sul processo di unificazione pesa il percorso fin qui fatto dalle varie parrocchie per diventare comunità cristiane partecipate e missionarie in loco. Per alcuni aspetti a Rumo la fase di rodaggio sembra avviata, forse perché ha avuto un unico parroco già dal 1998. I consiglieri parrocchiali sono abituati a parlarsi, a consultare i vari collaboratori, ad affrontare insieme i problemi e prender decisioni in linea con il Concilio Vaticano II e che applicano con una certa determinazione le direttive del Sinodo diocesano del 1986. Comunicano fra loro via email e con la popolazione su Facebook.

Pubblicano un notiziario mensile con calendario ed orario delle celebrazioni liturgiche e veglie di preghiera, informazioni e comunicazioni riguardanti ricorrenze e iniziative ecclesiali, testi che aiutino a istruirsi, pensare, riscoprire l’identità e la missione del cristiano nella e con la Chiesa verso la società (tentativo di catechesi a giovani e adulti). Nella canonica di Marcena viene ospitato il Gruppo oratorio, aperto a genitori-animatori, fanciulli e ragazzi, senza chiedere la carta di fedeltà alla Chiesa.

In seno al Consiglio pastorale dell’UP si fatica ad avviare un processo di contaminazione fra le buone pratiche consolidate o in via di sperimentazione nelle singole parrocchie, a prender in esame le dinamiche provocate dalla secolarizzazione, a cercare strategie per la rievangelizzazione, in particolare di genitori e giovani generazioni, e per render la vita ecclesiale e cristiana significativa e quindi attrattiva: colmare le gravi e generalizzate lacune conoscitive su Dio, Gesù, la Chiesa (nonostante l’ora di religione cattolica nelle scuole e la catechesi infantile); tessere relazioni interpersonali; offrire risposte alle domande di senso, ai bisogni della persona; far esperienza di comunità radunata nel nome del Signore e di lievito della società collaborando con gruppi, associazioni, enti pubblici.

L’Unità pastorale resta un obiettivo, a mio avviso. Se si tarda a perseguirlo, si rischia di perdere le forze (per stanchezza degli attuali collaboratori e per vuoto generazionale). Bisogna seguire la fiaccola tenuta sollevata da papa Francesco (anche segnalando i collegamenti massmediatici) per passare da Chiese chiuse e asfissianti a Chiese aperte, trasparenti, coraggiose; da cristiani “verniciati” e “fai da te” a cristiani combattivi, costruttori di ponti e reti. Dobbiamo imparare dai Testimoni di Geova la passione per la Parola biblica ed il coraggio ad esporsi, dai fratelli protestanti il primato della Parola di Dio e la gioia dell’incontro comunitario e del mutuo soccorso. Da altre Chiese cattoliche la centralità della riunione Eucaristica domenicale e la bellezza della solidarietà. Vanno riattivati i canali spenti della comunicazione con tutta la Chiesa trentina, anche attraverso i mezzi di comunicazione di cui si serve.

Angelo Zanotelli

Consigliere pastorale e per gli affari economici della Parrocchia di S.Vigilio, Lanza e Mocenigo

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