La drosofila e l’uva

Il centro di consulenza dell’Alto Adige comunica in continuità i risultati dei controlli. A S. Michele (Fem) si preferisce la concertazione preventiva per concordare il messaggio da trasmettere ai viticoltori (18 dicembre 2014)

Il nome è altisonante: Drosophila (Sophophora) suzukii (Matsumara). Compare per la prima volta sulla rivista Terra Trentina 10/2009 in un articolo di Alberto Grassi, Luisa Palmieri e Lara Giongo intitolato “Nuovo fitofago per i piccoli frutti in Trentino”. Noi la chiameremo più semplicemente Drosofila. Al nome facciamo seguire una breve presentazione.

Morfologia: da adulto misura 2-3 mm. di lunghezza, ha occhi rossi e corpo color bruno-chiaro. Il maschio presenta due macchie nere sul bordo posteriore delle ali; la femmina nella parte distale dell’addome presenta un robusto ovopositore che al microscopio appare seghettato. Ciclo biologico: una femmina depone 350-400 uova ( mediamente da 1 a 3 per frutto) in frutti sani e prossimi alla maturazione. L’uovo schiude in 12-72 ore e la larva diventa adulta dopo 3-15 giorni. L’insetto sviluppa più generazioni all’anno (fino a 13 in condizioni ideali) in funzione dell’andamento stagionale. Le uova deposte sotto l’epidermide dei frutti possiedono due processi respiratori che rimangono esterni alla buccia permettendo la respirazione dell’embrione. Le larve apode color bianco-crema misurano 3-4 mm. e si nutrono all’interno del frutto. Terminato lo sviluppo, si impupano all’interno del frutto o al suo esterno.

La Drosofila sembra essere nativa del Sud est asiatico, molto probabilmente della Cina (moscerino cinese). La prima segnalazione in Trentino si deve ai tre autori dell’articolo citato (2009).

La polifagia (capacità di attaccare decine di specie di frutti) è la caratteristica più pericolosa dell’insetto. Lo sanno bene gli agricoltori che coltivano ciliegi, fragole e piccoli frutti, dovendo subire danni al limite dell’estirpazione forzata della coltivazione, ma soprattutto costretti, loro malgrado, a ripetuti interventi insetticidi.

Sul comportamento – biologia e sui danni arrecati dalla Drosofila sui frutti di queste specie ricercatori, tecnologi e tecnici della Fondazione Edmund Mach di S. Michele hanno compiuto e stanno portando avanti un lavoro scientifico e applicativo consistente e qualificato.

Dal 26 al 28 maggio 2014 si è riunito a S. Michele il sottogruppo “Piccoli frutti” che fa parte dell’Organizzazione internazionale per la difesa biologica (IOBC). Esperti di tutto il mondo hanno affrontato vari aspetti della coltivazione di fragole, ribes, lampone, mirtillo con prevalente attenzione alla difesa. L’apporto della Fondazione è stato nell’occasione notevole e qualificato. Gli esperti hanno presentato contributi personali e di gruppo su temi importanti: genoma della Drosofila, batteri simbionti che potrebbero provocare la sterilità dei maschi, geni che condizionano il rapporto del moscerino nei confronti della varie specie di frutto, confusione trai sessi mediante vibrazioni ad effetto interattivo o di allontanamento, utilizzo di parassitoidi autoctoni, nuove trappole o sostanze attrattive. Nessun accenno è stato fatto, almeno da parte di S. Michele, alla Drosofila sull’uva.

Nel mese di febbraio due tecnici della FEM sono stati invitati dall’Ente fiera agricola di Verona ad esporre le conoscenze da loro acquisite sull’argomento drosofila e uva.

Un articolo giapponese del 1939 segnala danni anche su mela e uva. All’interno della Fondazione Mach le opinioni e la conseguente attività di ricerca e/o consulenza sul territorio sono molto diversificate e contrastanti. Nella cantina aziendale si trova chi paragona la Drosofila sull’uva alla filossera, affermando che il ventaglio delle varietà di uva colpite in fase di maturazione o di sovra maturazione si va sempre più allargando e che l’uva colpita da Drosofila crea problemi durante la vinificazione non solo a causa del marciume acido.

Altri negano che la Drosofila dell’uva rappresenti un problema e affermano che il marciume acido è diffuso semmai dalla Drosofila melanogaster (moscerino dell’aceto).

Un gruppo di ricercatori che si occupa di agricoltura biologica già dal 2010 raccoglie invece dati ed elementi conoscitivi sulla Drosofila e sull’uva in diversi vigneti del Trentino. Lo fa indipendentemente dalle indicazioni impartite dai dirigenti preposti alla sperimentazione agraria e alla consulenza. I tecnici che operano sul territorio seguono gli ordini dei superiori.

Nel corso della stagione 2014 il Centro per il trasferimento tecnologico non ha diffuso comunicazioni riguardanti la Drosofila sull’uva, nonostante ripetute richieste da parte di tecnici esterni dipendenti da cantine private e sociali. Il gruppo degli indipendenti opera invece dal 2010 in stretto contatto con i colleghi del Centro di consulenza e della Stazione sperimentale di Laimburg, perché in Alto Adige il problema è sentito e seguito costantemente.

Per appianare le divergenze, assemblare i diversi contributi ed arrivare a redigere un documento concordato da presentare ai viticoltori il 18 dicembre 2014, il 6 novembre scorso si è svolta a S Michele una riunione interna di confronto e chiarimento. Alla giornata viticola saranno presenti anche gli altoatesini.

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