Una scossa alla nonna Europa

Da pastore ha parlato alle istituzione europee, definita un po' invecchiata, compressa e meno protagonista

In due discorsi ufficiali al Parlamento europeo e al Consiglio d'Europa Papa Francesco nel suo viaggio lampo a Strasburgo, durato meno di tre ore, se si considerano i trasferimenti dall'aeroporto alla sede della Ue, è riuscito a farsi ascoltare dai membri dell'assemblea, assai eterogenea e applaudire ripetutamente. Le sue parole sono state colte come un messaggio di speranza e di incoraggiamento, basato sulla “fiducia che le difficoltà possano diventare promotrici potenti di unità per vincere tutte le paure che l'Europa – insieme con tutto il mondo – sta attraversando”. Non sono mancati i toni severi, critici dell'analisi di Bergoglio sulla “dignità trascendente” dell'uomo mortificato e offeso, sulla povertà, sugli scarti, sugli effetti devastanti della globalizzazione, sul terrorismo religioso, foraggiato dal traffico di armi, sulla fragilità dell'uomo fatto oggetto di scambio e di smercio, sui poteri forti di banche e potentati vari.

Un lungo elenco per affermare che la dignità della persona significa riconoscere la preziosità della vita umana “che ci è donata gratuitamente”. E' prevalsa la figura e la posizione del “pastore” (questa l'immagine usata dallo stesso Papa presentandosi al Parlamento), venuto per scuotere l'Ue da uno “stato generale di stanchezza, d'invecchiamento, di un'Europa nonna e non più fertile e vivace”, con i grandi ideali del passato “privi di forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni”.

Il papa latinoamericano ha fatto ricorso ad immagini e testi classici, come la “Scuola di Atene” di Raffaello, la lettera “A Diogneto”, ai discorsi del suoi predecessori, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, per difendere i diritti, la famiglia, il lavoro, l'educazione, l'ambiente, la libertà religiosa, i migranti. Francesco ha insistito sulla dimensione della “dignità trascendente dell'uomo” il che vuol dire “far appello alla sua natura, alla sua innata capacità di distinguere il bene dal male, a quella 'bussola' iscritta nei nostri cuori e che Dio ha impresso nell'universo creato”.

Nella “solitudine, propria di chi è privo di legami” ha indicato una delle malattie più diffuse in Europa. Ne è seguito l'incoraggiamento a recuperare radici e ideali dei fondatori per costruire “la casa comune“ del futuro, in aderenza al motto della Ue che parla di “Unità nella diversità”, che non significa, per Francesco, uniformità politica, economica, culturale o di pensiero, ma ricchezza delle diversità che la compongono: come una famiglia “che è tanto più unita quanto più ciascuno dei suoi componenti può essere fino in fondo se stesso senza timore”.

Ed eccola l'Europa di Francesco: “una famiglia di popoli, i quali potranno sentire vicine le istituzioni dell'Unione se esse sapranno sapientemente coniugare l'ideale dell'unità cui si anela, alla diversità propria di ciascuno, valorizzando le singole tradizioni: prendendo coscienza della sua storia e delle sue radici; liberandosi dalle tante manipolazioni e dalle tante fobie”.

“Mettere al centro la persona umana – ha detto – significa anzitutto lasciare che essa esprima liberamente il proprio volto e la propria creatività, sia a livello di singolo che di popolo”. Concetti ”laici” preceduti con garbo dalla parola “ritengo”.

In chiusura del discorso, l'analisi, l'auspicio, l'indicazione di rotta si sono fatti speranza in una visione che il Parlamento ha accolto in piedi con un vivacissimo applauso: “E' giunto il momento di abbandonare l'idea di un'Europa impaurita e piegata su se stessa per suscitare e promuovere l'Europa protagonista, portatrice di scienza, arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L'Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; l'Europa salda, prezioso punto di riferimento per tutta l'umanità”.

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