Quelle camicie nere sul Don

Dai diari di Giovanni Friz e Tullio Filippi un aspetto dimenticato dalla ricerca storica

Tra i “grandi dimenticati” della seconda guerra mondiale, quasi cancellati dalla storia, ci sono i soldati che parteciparono sui vari fronti al conflitto nei reparti della milizia, come camicie nere dei cosiddetti battaglioni “M”. Anche sul Don, nella tragica epopea della ritirata di Russi tra il 1942 e il 1943, era presenti dentro il II corpo d'armato il raggruppamento “M” d'assalto denominato “23 marzo” (circa 2 mila uomini in tutto, con impieghi particolari), all'interno del quale militavano anche alcuni trentini, molti dei quali non sono tornati.

Proprio grazie alle testimonianze scritte di due di loro, il centurione Giovanni Friz e la camicia nera Tullio Filippi, appartenenti al gruppo “Valle Scrivia”, è stato possibile ricostruire il ruolo, i movimenti e le vicende anche tragiche di questi gruppi che portavano sulla divisa le fiamme nere. Il merito di questa ricerca storica va a Paolo Zanlucchi, approdato a “svelare” l'avventura bellica di questi trentini nell'ambito delle ricerche d'archivio sulle lettere del cappellano militare don Onorio Spada raccolte lo scorso anno nel volume “E qui, quando fiorirà la terra'”. Sempre per le edizioni Egon di Rovereto, in un'accurata veste grafica che privilegia alcune foto di grande impatto emotivo, Zanlucchi porta il lettore “a rivivere alcune delle fasi più tragiche della disfatta italiana sul Don”, come scrive il prof. Giorgio Scotoni nella prefazione. “Quella di Zanlucchi è innanzitutto un'opera di misericordia e di pietà – aggiunge lo storico Lorenzo Baratter – nel ricordare che al di là delle ragioni e delle cause, dietro la campagna di Russia c'erano uomini. Non numeri, ma volti, brividi, speranze, illusioni, sospiri”.

E' una storia in gran parte trentina perchè era stata fondata a Trento ancora nel 1923 quella 41° legione di camicie nere ad opera di squadristi locali che aveva partecipato anche alla campagna d'Africa e alla guerra civile spagnola. Tramite i diari e le lettere di Friz e Filippi, Zanlucchi offre indicazioni molto circostanziate in un quadro cronologico puntuale che consente riscontri tra la grande storia – quella degli strateghi della guerra – e le piccole vicende dei singoli battaglioni: dall'arrivo al fronte (“è prossima la burrasca”) all'offensiva sovietica (“qui dobbiamo morire tutti”) fino alla ritirata: …e arrivarono le luci dell'alba di questo nuovo giorno”.

Un racconto asciutto e coinvolgente, rigoroso e per tanti aspetti commovente. Pagine da suggerire anche ai giovani, magari in classe, per la loro fedeltà al proposito di “non addentrarsi in giudizi politici a posteriori intorno alle motivazioni ideologiche delle camicie nere, ma di restituire alla storia un ulteriore tassello, un frammento di quella realtà dai tratti spesso spietati e brutali che fu la campagna di Russia”.

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