Rom e Sinti, passi di integrazione

Un progetto di accompagnamento per giovani Sinti e Rom all’inserimento lavorativo, attraverso l’auto mutuo aiuto

Bolzano – Il progetto si chiama “Orientamento e accompagnamento per giovani Sinti e Rom”. Il titolo del convegno in occasione del quale ne sono stati presentati i risultati esprime in modo efficace la prospettiva di tutto il lavoro: “Cercare ancora”.

“Sebbene minuziosamente programmato e altrettanto dettagliatamente descritto – racconta Silvia Golino che, con Ermira Kola, ha ideato e seguito l’iniziativa –, il nostro non era e non poteva essere soltanto un progetto ‘per’ i giovani Sinti e Rom, ma è stato decisamente un progetto ‘con’ loro. Essenziali sono stati l’approccio e l’ascolto iniziale, la comprensione di chi ci si trovava di fronte, la conoscenza reciproca e la condivisione dei passi da intraprendere, con la costante disponibilità a rivedere il proprio operato e tornare indietro, anche ricominciando umilmente da zero”. “Cercare ancora”, appunto.

In concreto si è trattato di un progetto di auto mutuo aiuto, di accompagnamento alle persone all’inserimento lavorativo, che ha coinvolto venti ragazze e ragazzi Sinti e Rom di età compresa tra i 16 e i 24 anni. Dice Ermira Kola, mediatrice culturale: “Il numero degli inserimenti lavorativi raggiunti a conclusione del progetto parlano, ma raccontano poco della luce negli occhi di questi giovani, della diffidenza iniziale che pian piano calava, degli appuntamenti andati a vuoto, delle risate e dei pianti, degli innumerevoli SMS ricevuti a tutte le ore, del legame forte, con cui noi e loro siamo cresciuti assieme in questo anno di attività”. In concreto “tre di loro hanno trovato lavoro. Un ragazzo ha cominciato l’apprendistato per la professione di cuoco. Altri quattro sono stati inseriti in stage formativi della Provincia e tutti hanno svolto questi stage con successo. I datori di lavoro hanno espresso parere positivo in tutti e quattro i casi”. “Uno di questi stage formativi – aggiunge l’operatrice Caritas – si è trasformato in contratto di lavoro e gli altri due stanno facendo al momento un secondo stage presso gli stessi datori di lavoro. Vari percorsi continuano in modo autonomo e ci auguriamo per tutti i ‘nostri’ giovani che ciò che abbiamo appreso assieme rimanga un’esperienza preziosa. Per noi lo è stato”.

Un primo passo per smontare uno degli stereotipi su Sinti e Rom più radicati nell’immaginario collettivo, quello che essi non vogliano lavorare. “Pochi sanno che in Italia almeno 130mila Rom e Sinti vivono in abitazioni convenzionali, svolgono regolare lavoro, pagano le tasse e conducono una vita che non ha nulla di diverso dall’esistenza di una qualsiasi famiglia locale, se non la fatica di dover combattere quotidianamente contro i pregiudizi, di cui la nostra società li carica”.

Silvia Golino: “I risultati ottenuti grazie a questo progetto rappresentano solo un piccolo apporto alla molteplicità di azioni che si dovrebbero intraprendere, per arrivare al momento in cui la coesistenza dei gruppi sinti e rom con la società maggioritaria non sia più ridotta a storie di umiliazione, conflitti e marginalità. Allora non resta che ‘cercare ancora’, appunto, pensare, progettare, costruire altri percorsi positivi, consapevoli che ogni piccola goccia d’acqua contribuisce alla crescita del ruscello, al suo divenire torrente e poi fiume, al suo scorrere frizzante verso l’immenso mare”.

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