Un consiglio per chi si separa

La mediazione familiare può essere una “buona notizia” di cui si parla ancora poco

Di mediazione familiare non si parla a sufficienza soprattutto nei media. L'osservazione è emersa nell' incontro-dibattito organizzato venerdì scorso presso la FBK dall'Alfid, l'Associazione Laica Famiglie In Difficoltà. “Incominciamo a parlarne noi”, ha suggerito l'avvocata Beatrice Dalia, giornalista e mediatrice familiare, arbitro di “Forum” su Mediaset, che in questa molteplice veste professionale ha osservato che la mediazione familiare, in quanto “buona notizia” non fa breccia fra la gente e fra le coppie in difficoltà perché i media tendono a privilegiare la cattiva notizia, più seguita.

Sull'evoluzione di quest'intervento rivolto alle coppie per riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e/o divorzio si è soffermato l'avv. Claudio Malfer, vicepresidente dell'Alfid. “Nonostante l'indifferenza sia del legislatore che degli organi giudicanti – ha spiegato Malfer – i primi centri sperimentali di mediazione familiare, seguiti dalle prime scuole formative, sono nati a partire dalla fine del 1980”. Fra gli antesignani di quest'esperienza, come ha sottolineato la presidente Sandra Dorigotti, l'Alfid offre consulenza, accompagnamento e orientamento nella gestione dei conflitti di coppia, l'Associazione propone la mediazione, a titolo totalmente gratuito, per la gestione dei figli, e gruppi di sostegno per genitori separati, supporto psicologico al singolo o alla coppia, ospitalità temporanea collettiva sia per donne che per uomini in corso di separazione.

Negli ultimi anni, l'Alfid ha gestito mediamente 800-850 casi di crisi. Crescono anche le situazioni di violenza domestica: 75 nel 2013, anno in cui è stato attivato anche un percorso con un gruppo di uomini maltrattati. Una dozzina le persone (12 donne, 3 maschi) sono ospitati abitualmente nei 4 alloggi messi a disposizione ad uso collettivo con un certo numero di figli che vengono sostenuti e accompagnati in progetti di piena autonomia.

A tutti i soggetti che operano in questo settore ha fatto appello Roberto Beghini, giudice del Tribunale di Trento, per il quale le controversie familiari sono una diversa dall'altra e richiedono tempi lunghi nella ricerca delle soluzioni: “Non si deve aver fretta – ha affermato – bisogna saper ascoltare. Importante per il giudice non è tanto emettere una sentenza, ma risolvere i problemi talora drammatici di queste persone, con la collaborazione di tutti; soprattutto in presenza di figli soggetti a vari tipi di manipolazione, che vanno accompagnati e ascoltati da persone fidate e preparate. Da solo neppure il giudice riesce a trovare una soluzione al problema della coppia in crisi. Le risposte devono essere graduali. Quelle immediate non le ha nessuno”. Per Beghini è importante portare le persone a trovare un percorso condiviso e gestire la crisi. “Deve essere un paziente gioco di squadra – ha raccomandato – perchè ci troviamo di fronte a ripicche, vendette, rancori, difficili da gestire con il minore che di solito non vuole prendere posizione a favore o contro un genitore”. Della mediazione come “lieto fine” hanno parlato anche Lepoldina Benini e Luciana Zambon, operatrici pubbliche del settore, trovando sostegno unanme alla figura del mediatore familiare, visto come terzo imparziale rispetto alla coppia, come risorsa alternativa al sistema giudiziario con un'ottica di continuità genitoriale rispetto ai figli, testimoni diretti di una ferita o di una frattura.

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