A Santiago. Da solo

Nel libro di Valentino Corona un desiderio di libertà e il piacere del camminare

“La via lattea” di Bunῦel l’aveva visto al cinema da ragazzo. Non è che ci avesse capito un granché del cammino di quei due pellegrini che lungo la strada verso Santiago de Compostela discutevano di dottrina ed eresie cristiane. Anche perché il peregrinare della coppia, infarcito com’è del surrealismo del regista spagnolo, non è che rendesse la comprensione immediata. Però, non ne era rimasto indifferente. Ancor di più appreso che di quel “camino” i rimandi non arrivassero fin da Carlo Magno, non riconducessero, secondo leggenda, a quella miriade di stelle che sognate dall’imperatore gli indicarono la Galizia dove dirigersi per dare degna sepoltura all’apostolo Giovanni i cui resti giacevano dimenticati.

“Meglio non chiedere. Volevo andare da solo a Santiago” di Valentino Corona, originario del Primiero-Vanoi, tanti anni passati all’estero ad insegnare italiano tra scuole superiori e incarichi universitari, ora in pensione, in fondo nasce da lì, ma non solo. C’è anche un desiderio di libertà e il piacere del camminare, di riuscire a capire, passo dopo passo, fino a dove riescono a portarti le gambe. Oltreché la curiosità di incontrare dec un desiderio di libertà e il piacere del camminare ine di persone con le quali potersi sentire in sintonia, ma non necessariamente, pure schivarle, non averne obbligatoriamente a che fare.

Le 370 pagine edite da “Publistampa edizioni” di Pergine, certo sono, come sottolinea l’autore, “un rapporto fedele” di quegli 800 chilometri camminati in 29 tappe tra il villaggio francese di Saint-Jean-Pied-de-Port e la Galizia. Ma pure un’autobiografia, un diario intimo (per quanto ormai pubblico e che peraltro poteva essere sfrondato e reso più asciutto), un ragionare sulla religione, sul senso, o meno, della vita e del mondo in cui viviamo, sugli anni giovanili, sulle frequentazioni e le esperienze nella sinistra extraparlamentare.

Con uno sguardo disilluso e disincantato, a volte amaro, altre ironico, non nascondendo dubbi e fallimenti, ma neanche momenti irripetibili e di speranza in un cambiamento generale e di maggiore giustizia universale. Comunque, non rinnegando nulla. Davanti alla cattedrale di Santiago, Corona si domanda: “Cosa poteva mai esserci in quel luogo in cui migliaia di uomini erano arrivati con i loro pensieri, le loro sofferenze, la loro intelligenza? Che cosa cercavo io? Per quale motivo sarei entrato? Non smettevo di chiedermi un sacco di cose. Poi, di colpo, mi sono detto che era meglio non chiedere. Ho salito la lunga scalinata di marmo e sono entrato”.

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