Il vocabolario di Trento

L’opera ventennale di riscrittura “corretta” del dialetto trentino di Elio Fox ora in un bel volume

Finalmente! Chi si occupa di cose trentine lo attendeva da anni, da quando cioè Elio Fox, (giornalista professionista, scrittore e autore di teatro, classe 1929) con le sue “Ciàcere en trentin” aveva dato il là a una riscrittura “corretta” del dialetto trentino. Una lingua, si badi bene, che nel corso degli ultimi decenni del XX secolo aveva subito annacquamenti e strapazzi. Soprattutto per quanto riguardava la grafia, aggredita dalla contaminazione delle mode, della superficialità, del tanto a “orecchio”.

Se il dialetto trentino è come il vento e cambia di valle in valle, di villaggio in villaggio, Elio Fox ha passato al setaccio e condensato in 970 pagine (Temi editrice, 50 euro, ma li vale tutti) il dialetto maggiormente parlato. Ha pubblicato, infatti, il “Vocabolario della parlata dialettale contemporanea della città di Trento e conservazione dell’antico dialetto – Modi di dire, poesie, proverbi, teatro, toponomastica, nomenclatura, note di storia su fatti, luoghi e personaggi di Trento”. Un dizionario enciclopedico, imprescindibile per chi ha a cuore la lingua, la cultura, la tradizione e la storia di questa terra fra i monti.

“Stregato” dal dialetto parlato dagli attori del glorioso “Club Armonia”, nel quale entrò fin dal 1963 per poi diventarne, per circa vent’anni, il presidente, Elio Fox scoprì – come scrive – “la discrasia fra la parola dialettale correttamente pronunciata in scena e il modo sovente errato di scriverla nel copione”. Fu in quel frangente che si domandò: “Se queste sono opere letterarie (e i copioni di una commedia, lo sono) che dialetto tramandiamo ai posteri?”.

Poiché il dialetto è una lingua, minoritaria magari, ma pur sempre una lingua, come tale ha regole certe: di grafia e di pronuncia. Da qui il lavoro ventennale del giornalista-scrittore-commediografo per dare ai contemporanei e ai posteri un tomo al quale fare riferimento e affidamento quando si scrive in dialetto trentino di Trento. Nella prefazione, Elio Fox, avverte che tutto è partito dalla consultazione, frequente, del “Vocabolario trentino-italiano” di Vittore Ricci (1904). Ma deve pure un qualche debito a Lamberto Cesarini Sforza (1864-1941); Giovanni Corsini (morto nel 1920); Giovanni Pedrotti (1867-1938); Lionello Groff (1880-1970); Enrico Quaresima (1883-1969); Walter Pedrotti (1954-2000), Renzo Tomasini.

L’apertura del Vocabolario è affidata a una sintesi di regole grammaticali, sulla declinazione dei verbi, sull’uso dell’accento, sulle parole mutilate, sugli articoli, sui sostantivi che in italiano sono al maschile e in dialetto al femminile e viceversa. Insomma, una miniera di lemmi e di nomenclature sui modi di dire, sui modi di fare. Con una “presa d’atto che in questi ultimi decenni, anche da parte di coloro che parlano ancora il dialetto, molti di questi termini “tecnici” vengono ormai quasi sempre pronunciati in lingua”.

Un corposo volume da collocare più che sotto l’albero di Natale, fra le radici della vita di tutti i giorni, magari fra la “códoma” del caffè e “’l salarin dala sal”, pronto alla consultazione. Strumento indispensabile, come medicina della memoria, per rinfrescare la lingua dei nonni e dei padri da consegnare, corretta, ai figli. I quali dopo aver “sgninfà” da piccoli, adesso studiano magari il cinese o l’arabo e non capiscono più che cosa voglia dire “stussiar”.

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