La Corale “operaia”

Canta da vent'anni la “Bella Ciao”, che ha recuperato i canti del lavoro e della resistenza

S'intitola “Un coro…diverso” – con i trattini di sospensione – il secondo dei due straordinari concerti allestiti dalla Corale Bella Ciao di Trento per il suo lusinghiero ventennale. La diversità, rispetto alla molteplice presenza coristica trentina (circa 200 cori), è la fedeltà alla finalità specifica con cui il coro nacque il 26 dicembre 1994 per intuizione di un ex sindacalista (Sandro Schmidt, poi presidente dell'ANPI) e di un prete ex operaio con la passione della musica (don Bepi Grosselli): “recuperare alla coralità i canti del lavoro e della resistenza” e – come dice lo statuto di allora – valorizzare la tradizione musicale trentina sui temi dell'emigrazione e della condizione operaia e contadina”.

Ma attenzione, la Corale Bella Ciao – anche se composta in parte da ex operai e sindacalisti, ma anche del terzo settore – non ha mai voluto essere né il “coro del sindacato”, né “il sindacato nella federazione Cori” per portarvi chissà quale rivoluzione. Ha dato certo un impulso salutare nella ricerca di un repertorio che non si fermasse all'amarcord dei “mesteri de na volta” ma riuscisse a evidenziare i riflessi sociali, culturali e anche politici che ogni attività produttiva porta con sé a partire dal rispetto della dignità umana e dell'uguaglianza fra i lavoratori: dalle mondine agli aizimponeri, dalla lotta per la giustizia alle pari opportunità uomo-donna. Una “mission” avvertita peraltro come non esclusiva e non del tutto originale, se è vero – come ci ricorda lo stesso Grosselli che già l'armonizzatore Luigi Pigarelli nel repertorio Sosat – Sat aveva inserito anche canti libertari ispirati certamente dal suo passato di irredentista, internato, poi partigiano come “Attraverso valli e monti” o “Sul ponte S. Felice”.

Ma la Corale rossovestita, immancabile nelle date importanti del 5 aprile e del primo maggio e presente con altri 20 concerti negli ambienti di vita come residenze sanitarie, feste popolari o eventi sindacali, ha cercato anche di coinvolgere nel canto il pubblico (e qualche giovane strumentista con tromba, violoncello e fisarmonica), allargando i confini del repertorio in una visione glocal. E si è presa quest'anno l'applauso commosso di Joao Pedro Stedile, discendenti di emigrati trentini e leader del movimento brasiliano “Sem Terra”, eseguendo davanti a lui “El pueblo unido jamas sarà vencido”.

Un coro, per il resto, come gli altri, che canta a voci scoperte, vive il volontariato e si autogestisce in modo democratico. Presidente è Ottorino Bressanini, direttore il maestro Tarcisio Battisti che comunica passione e impegno: “La Bella Ciao è un coro in crescita – è stato il giudizio di una commissione di esperti della Federazione Cori – e motivato, che dimostra di credere in quello che canta”.

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