“In contemplazione del popolo di Dio”

“Mette a servizio con tenerezza e determinazione ciò che la Parola di Dio suggerisce oggi per la crescita e, se necessario, per la purificazione della prassi dei cristiani”

Prof. Coda, lei ha incontrato ai primi di dicembre il Papa nella prima riunione della nuova Commissione Teologica Internazionale. Di che cosa si tratta?..

E' un organismo consultivo su temi proposti dal Papa e dalla Congregazione della dottrina della fede. Il nuovo staff è stato rinnovato in settembre ed è composto da trenta teologi (cinque le donne) dai cinque continenti, compresa l'Australia. Il Papa sottolineando la buona presenza femminile per la prima volta, osservava che le donne non devono essere una presenza decorativa (“come le fragole su una torta”), perché nell'elaborazione del pensiero ecclesiale deve essere sempre più robusta la componente femminile.

Ha definito voi teologi come dei pionieri. In che senso?

Perché il teologo nella comunità cristiana è chiamato ad abitare la frontiera; è solo da lì che si abita il centro della fede, testimoniandolo. Nell'attenzione ai segni dei tempi e all'azione dello Spirito nella cultura del nostro tempo, il teologo deve essere un pioniere con intelligenza e apertura. Deve mostrare da un lato fedeltà, dall'altro anche creatività, due termini sempre abbinati in Papa Francesco.

Di che cosa siete chiamati ad occuparvi?

Sono stati individuati tre temi principali, a cominciare da quello della sinodalità: va intesa come la qualità del cammino insieme del popolo di Dio per vivere e testimoniare il vangelo. Ci chiederemo cosa significa come stile e vita spirituale, ma anche come struttura della Chiesa e delle sue articolazioni. E poi quali riflessi ecumenici comporta, quale contributo offre alla realtà sociale dell'Occidente.

Il Papa vi chiede di accompagnare il Sinodo?

E' una ripresa della grande tradizione della Chiesa, l'impulso del Vangelo e il nuovo slancio del Vaticano II. Papa Montini l'ha voluto incarnato istituendo il Sinodo dei vescovi. Francesco vuole che studiamo i passi da fare con pertinenza. Come ha detto, si tratta di sperimentare con intelligenza e apertura le modalità concrete in cui realizzare il discernimento comunitario.

Il secondo tema?

Sarà il rapporto fra fede e sacramenti ed è nato da un'esigenza emersa al Sinodo. In una società segnata da difficoltà nell'interpretare la presenza della Chiesa nel tessuto sociale, ci si chiede quale portata ecclesiale può avere la recezione dei sacramenti – come matrimoni – laddove la fede non è coltivata, è di routine. Qual è il significato della dimensione sacramentale della vita della Chiesa rispetto all'esperienza profonda di fede.

Terzo argomento?

Parleremo del grande tema della libertà religioso a cui il Vaticano II dedicò la “Dignitatis Humanae”, un piccolo documento che è forse il più importante. L' adesione alla fede è un fatto di libertà, è corrispondere al dono di Dio, presuppone, esprime e fortifica la libertà della persona. Nella società la comunità di fede è chiamata a godere il diritto della libertà religiosa che è fondamento di tutti gli altri diritti: è anche diritto di esprimere socialmente la propria fede, nel rispetto dell'autonomia delle realtà temporali. Dobbiamo chiederci cosa significa in contesti religiosi altri, come l'Islam, cosa ci chiede la sofferenza di tanti cristiani, cosa indica l'emergere di nuovi fondamentalismi.

Una sua valutazione su Papa Francesco che è venuto dopo il Papa “teologo” per eccellenza.

Egli è teologo nel senso profondo della parola. È la persona che esercita il suo ministero in continuo e disarmato ascolto della Parola di Dio e della voce dello Spirito. Nello stesso tempo declina questo discernimento che accade nella sua anima in quella che lui chiama “la contemplazione del popolo di Dio”. Mette a servizio con tenerezza e determinazione ciò che la Parola di Dio suggerisce oggi per la crescita e, se necessario, la purificazione della prassi dei cristiani.

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