“Attenti alle nuove schiave”

La testimonianza di suor Bonetti che segnala le dimensioni globali della prostituzione

La comunità diocesana ha mantenuto fede alla sua testimonianza pacifista, aderendo alla marcia del primo gennaio per la 48° Giornata mondiale, snodatasi dalla chiesa di san Martino alla Cattedrale, attraverso le vie del centro storico, popolate di visitatori dei mercatini che hanno resistito fino all'Epifania.

Al centro degli interventi del coordinatore don Rodolfo Pizzolli, responsabile della Pastorale sociale, e dell' Arcivescovo, il messaggio di Papa Francesco dal titolo “Non più schiavi, ma fratelli”, ben interpretato dalla testimonianza di suor Eugenia Bonetti, da qualche anno sulle barricate nella lotta alla tratta di donne e bambini in Italia e nel mondo. Dopo un'esistenza passata in terra di missione, suor Eugenia è stata chiamata in soccorso di giovani e donne costrette a prostituirsi e di bimbi e ragazzi sottoposti a varie forme di violenza fisica e morale. Ha ricordato nel suo intervento le varie prese di posizione di Papa Francesco contro un mondo ferito dall'egoismo che minaccia la vita umana e che continua la tratta di persone, “la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo”. Nel testo del Papa si ripercorrono tutte le realtà di sfruttamento e si citano tutti i sistemi di corruzione: dal lavoro forzato alla prostituzione, dai matrimoni forzati al traffico di organi, dall'arruolamento di ragazzi-soldato all' accattonaggio. “Allo stesso tempo tempo – ha affermato Bonetti – si stigmatizza il ruolo dei trafficanti e le responsabilità di tutti coloro che sostengono questo vergognoso commercio”. Ad ascoltarla in San Martino c'erano circa 250 persone, poi aumentate nel cammino fino in Duomo dove suor Eugenia ha sottolineato con forza come il volto della discriminazione e dello sfruttamento, oggi, è assunto dalle donne, che rappresentano l'80% di quanti vivono in condizioni di assoluta povertà e circa due terzi degli 850 milioni di analfabeti presenti nel mondo. Più della metà delle persone colpite da Aids sono donne tra i 15 e i 24 anni. La maggior parte vive nei Paesi in via di sviluppo.

Fra tutte le forme di povertà quella più umiliante per una donna – ha denunciato suor Eugenia – è di essere “venduta e comprata”, spiegando come la prostituzione non è un fenomeno nuovo, ma ciò che è nuovo è il commercio globale” che “sfrutta le minorenni immigrate: le schiave del XXI secolo, ingannate, schiavizzate e gettate sui nostri marciapiedi o in locali notturni”. “Le prostitute – ha ancora affermato – sono l'ennesimo esempio della ingiusta discriminazione imposta alle donne dalla nostra società del consumismo da cui nessuno di noi è escluso”. Ha quindi invitato i presenti a “globalizzare la fraternità” per combattere le “reti criminali” che non hanno scrupoli e costringono le donne a prostituirsi e i bambini a diventare soldati”. Quale modello di riferimento gli organizzatori della marcia hanno posto Santa Giuseppina Bakhita, piccola schiava sudanese che dopo il riscatto e l'abbraccio della fede cristiana si è fatta suora canossiana, morta nel 1947 a Schio in una della case della Congregazione di Maddalena di Canossa, definita da mons. Bressan una “testimone esemplare di speranza per le numerose vittime della schiavitù”. Una marcia della pace che conseguentemente deve durare ancora a lungo, lungo tutto l'anno”.

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