Preti di strada e parola

Il ricordo di due personaggi che hanno scritto, con la loro vita, la storia della Chiesa di Bolzano-Bressanone

Bolzano – In pochi giorni la diocesi di Bolzano-Bressanone ha perso due uomini che hanno saputo leggere i segni dei tempi, che hanno cercato e indicato le vie dell’attuazione del Concilio Vaticano II e che si sono ritrovati ad operare in quelle che papa Francesco chiama “periferie esistenziali”.

Con don Paolo Michelini, originario di Riva del Garda (ma nato a Rovigo nel 1926), se ne va un prete che ha avuto l’inquietudine del profeta. Sempre attento a tradurre in termini concreti il messaggio evangelico: nella comunità cristiana, nella scuola, nella politica, nella cultura e nel sociale. Con un’attenzione particolare, negli anni vissuti da catechista (ad Ala e Bolzano), da parroco (a Drena e Bolzano) e da decano (a Merano) e anche successivamente, per coloro che vivono al margine della società perché, diceva, una comunità cristiana non è tale finché lascia qualcuno ai suoi margini. Don Paolo si è sempre dedicato alla formazione e allo studio: della Bibbia, delle novità nel campo della pastorale, dell’attualità. È uno dei preti che più si sono spesi per trovare il modo di attuare le novità del Concilio, invitando i cristiani a uscire dalle sacrestie, per impegnarsi con tutti gli altri nella società e sul territorio. Ci ha lasciato a Bolzano il 18 dicembre e per il suo funerale si è riempita la chiesa bolzanina di Regina Pacis. In quella stessa chiesa, pochi giorni dopo, si è celebrata la messa in suffragio di don Giancarlo Bertagnolli, spentosi anche lui nel capoluogo altoatesino la vigilia di Natale (il funerale poi a Fondo, dove era nato nel 1933). Un altro personaggio che ha scritto, con la sua vita, la storia della Chiesa di Bolzano-Bressanone.

Don Giancarlo è stato, a suo tempo, il prete dei giovani (assistente dei ragazzi di Azione Cattolica). Capace di entusiasmare al bene, senza fare sconti sulle verità anche scomode. È stato il prete della strada (“La mia parrocchia è la strada”, diceva), perché quando ha visto che tra i suoi ragazzi c’erano coloro che buttavano via la propria vita e la propria libertà, cadendo nella schiavitù delle tossicodipendenze, fu a loro che volle dedicare la sua esistenza di sacerdote. Il vescovo Joseph Gargitter, altro uomo che vedeva lontano, gli diede il suo pieno appoggio, dopo una chiacchierata col giovane don Luigi Ciotti, giunto appositamente a Bolzano da Torino. Nel 1978 fondò La Strada–Der Weg, l’associazione che ancora oggi è attiva nel campo delle dipendenze e della loro prevenzione. Don Giancarlo è stato il prete dei volontari. Se valori come la “gratuità” – nell’Alto Adige del “do ut des” – hanno ancora una loro forza di cambiamento, lo si deve anche a lui e alla sua opera instancabile di promozione dell’etica del dono. Uomo della Buona Notizia, il suo orizzonte erano (e sono) le parole del Vangelo di Matteo – “…ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete…” – declinate fino alle ultime conseguenze.

Sul bigliettino ricordo di entrambi (don Paolo e don Giancarlo), neanche a farlo apposta, quegli stessi versetti: “Ogni volta che avete queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).

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