Fratel Enrico ora arpeggia la chitarra celeste

“Ora egli, arpeggiando la chitarra celeste che gli angeli gli mettono tra le braccia, continua a cantare: “Io sono tuo Gesù, ti prego prendimi con Te; non ti ci sia più niente di mio, ma solo Tu viva in me”. Così, con riconoscenza, i fratelli e le sorelle della Fraternità Gesù Risorto di Tavodo hanno annunciato mercoledì 14 gennaio la morte di Enrico Iellici, 65 anni, originario di Tesero, in fraternità da oltre 35 anni, gli ultimi dieci dei quali segnati dall'infermità.

“Era arrivato fra noi come un dono del Signore – testimoniano i membri della Fraternità – quando ancora don Vigilio e don Fiorenzo vivevano soli in canonica, a Canal San Bovo. Due anni prima aveva incontrato Gesù come persona viva durante una malattia, al tempo del servizio militare: l’aveva invocato e sentito vicino. Ne era rimasto innamorato. Pur continuando la vita abituale, il suo cuore era con lui, contento della sua compagnia: ne fu segno, tra il resto, la decisione di suonare la chitarra solo per la lode di Dio! Quando avvertì la chiamata a seguirlo, ha lasciato la fidanzata, e, appena discussa la tesi di laurea in Ingegneria, venne in comunità”.

Nella Casa di Preghiera a Tavodo, dove nel 1982 l’Arcivescovo A.M. Gottardi ha chiamato la Fraternità, ha continuato il suo servizio, fedele e competente, silenzioso e lieto, esempio di preghiera e di obbedienza. “Sua particolare caratteristica – scrivono ancora fratelli e sorelle di Tavodo – era la pace, che gli veniva dal saper mettere Gesù al primo posto, dal vedere importante lui solo. Era capace di sdrammatizzare le situazioni, aiutando a conservare sempre la fiducia in Gesù”.

Ha affrontato con serenità una prima malattia, tumore al sistema linfatico. Ormai avanti con gli anni, ha accolto con generosità la fatica di riprendere a studiare. Frequentò al PISAI, a Roma, gli studi di islamistica, ottenendo il diploma con ottima valutazione. Mentre, alla fine del 2004, frequentava il terzo anno di Teologia in Seminario, si è accorto della grave malattia agli inizi: afasia progressiva. Si è abbandonato come un bambino nelle mani del Padre, e non è stato deluso! Quando gli rimanevano ormai poche parole per esprimersi, chiese una preghiera adatta alle sue limitate capacità. Da allora continuò a ripetere “Io sono tuo, Gesù”, aggiungendo talora “aiutami”: “Io sono tuo, Gesù, aiutami, io sono tuo, Gesù!”.

“Del nostro Padre celeste – testimonia la Fraternità di Tavodo – si sono fatti cuore, mente e mani i fratelli, e non essi soltanto: anche vari amici, e tra essi la sorella. Enrico così è stato sempre curato e accompagnato con grande amore. Eravamo tutti sempre contenti di stargli accanto: avvertivamo vicino a lui un po’ di aria di cielo ed eravamo aiutati a pregare! Ed era bello e facile vivere insieme a lui la parola di Gesù che ci accompagna dall’inizio: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, là io sono in mezzo a loro”. Anche vari ospiti della Casa, vedendo la sua serenità nella malattia, ricevevano da lui pace e forza per la loro vita cristiana”. I funerali sono fissati venerdì 16 alle 14.30 a Tavodo.

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