La politica in gioco

Il neopresidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, nel discorso di insediamento si è definito “arbitro” che “deve essere – e sarà – imparziale” che ha bisogno però di “giocatori” che “lo aiutino con la loro correttezza”. Il ricorso ad un'immagine persuasiva, ludica di ruoli determinanti in campo sportivo, insieme ad altre dichiarazioni di elevato profilo politico, morale e sociale ha stemprato il clima teso a Montecitorio che ha preceduto l'elezione del Capo dello Stato. Mattarella ha tirato in gioco la politica additando limiti, obiettivi, responsabilità e novità costitutive del corpo parlamentare con i giovani portatori di speranze, di critica, di indignazione e di voglia di cambiare con una precisa responsabilità da assumere e condividere: la visione della politica come servizio al bene comune.

I prolungati applausi, ben 42, durante la lettura del discorso, i commenti dei rappresentanti dei partiti, dei media e della gente comune, hanno consentito di percepire ed apprezzare una volta di più la personalità riservata, ma risoluta, affabile, ma non remissiva, del neopresidente. Scontata qualche voce fuori dal coro.

Oltre che “arbitro” Mattarella si è dichiarato “garante” della Costituzione indicando campi noti ed altri nuovi, emergenti, che meritano attenzione e responsabilità come il “diritto allo studio” dei “nostri” ragazzi, il diritto al lavoro, la promozione di una “cultura diffusa” e la “ricerca di eccellenza”, l'amore per i tesori ambientali e artistici, il ripudio della guerra e la promozione della pace, i diritti dei malati, la lotta all'evasione bypassata con un concetto propositivo, diverso, ossia come concorso “con lealtà alle spese della comunità nazionale” e una giustizia “in tempi rapidi”.

Emoziona la sottolineatura dei valori costituzionali che uniscono, declinati in diritti e doveri, a far sì, ad esempio, che le donne “non debbano aver paura di violenze e discriminazioni”, che i disabili non siano limitati dalle barriere, che le famiglie, “risorsa della società”, abbiano i necessari sostegni, che al pluralismo dell'informazione, “presidio della democrazia”, sia garantita piena autonomia.

C'è poi la riaffermazione del concetto di libertà “come pieno sviluppo dei diritti civili”, nella sfera sociale, economica, personale ed affettiva che va di pari passo con l'asserzione del senso forte della legalità, passando attraverso la lotta alla mafia e alla corruzione che favoriscono “le consorterie” e penalizzano “gli onesti e i capaci”. Per una inquadratura dei corrotti il presidente Mattarella si affida a parole di Papa Francesco: “uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini”.

E' un ventaglio di valori che si presentano come il volto concreto della democrazia e dell'unità del Paese, che lega “indissolubilmente” i “nostri” territori, dal Nord al Mezzogiorno, che ricorda i propri emigranti in tutto il mondo e dà il benvenuto agli stranieri, che non dimentica le vittime italiane di religione ebraica, come il piccolo Stefano Tachè, ucciso in un attentato alla sinagoga di Roma nell'ottobre del 1982 o gli eroi nella lotta alla mafia: vedi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma il pensiero corre anche al fratello del presidente, non citato, Piersanti, una tragedia che ha condizionato il suo lungo corso, di politico, docente e costituzionalista che ha avuto una parentesi quale parlamentare del Trentino Alto Adige.

Il calore discreto delle sue parole ha contaminato anche la parte relativa alle considerazioni sulle ferite inferte al tessuto sociale dalla crisi economica che – sono sempre parole del neopresidente – ha aumentato le ingiustizie, generato la povertà, prodotto emarginazione e solitudine, provocando la perdita di lavoro, l'esclusione e difficoltà nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali. E' un'articolazione dell'economia che tiene conto della situazione sociale delle famiglie e di tutte le altre difficoltà, che considera pure il ruolo e il sacrificio delle imprese, sia piccole, che medie o grandi che partecipano alla costruzione del Paese, l'impegno della Pubblica Amministrazione chiamata ad adeguarsi alle nuove tecnologie e alla sensibilità dei cittadini che chiedono – sottolinea Mattarella – “partecipazione, trasparenza, semplicità negli adempimenti, coerenza nelle decisioni”.

Infine attraverso i saluti Mattarella richiama l'importanza dei vari poteri, a partire dalla Corte costituzionale, alle magistrature, al governo, ai predecessori, al parlamento, tutti organismi che devono concorrere a far maturare la democrazia e l'unità intesa come “unione” dei cittadini, il che – come osserva il politologo Antonio Maria Baggio – “è un ritorno importante di una cultura cattolica opportunamente inserita in un contesto politico democratico”.

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