Chi si forma sa fare da guida

Nel 40° della Scuola diocesana gli stimoli di Bressan e Telch teologica. “Anche il Polo Cultura sarà dialogo fra culture”

In 40 anni esatti di attività la Scuola Diocesana di Formazione Teologica, fondata da don Giampaolo Giovanazzi sull'onda del Concilio Vaticano II per intuizione condivisa da altri sacerdoti e docenti, ha visto partecipare ai suoi corsi la bellezza di 2300 iscritti. Di questo composito gruppone di appassionati della formazione teologica, si è ripercorso lo sviluppo nel pomeriggio di sabato 21 gennaio con i festeggiamenti del 40° aperti in Seminario dall'Eucaristia, presieduta dall’Arcivescovo, Dopo la presentazione del direttore Tiziano Civettini, monsignor Luigi Bressan ed il rettore del seminario don Tiziano Telch hanno proposto una riflessione sul tema della formazione nella Chiesa trentina, intercalata dalla consegna dei diplomi ad undici frequentanti della Scuola.

“La Scuola di Formazione Teologica non ha esaurito il suo compito – ha sottolineato mons. Bressan nel corso del suo intervento – avremo ancora bisogno di laici preparati teologicamente che siano presenti nei vari livelli della vita politica ed istituzionale”. Quarant’anni sono un bel traguardo, dal significato simbolico nella tradizione biblica: è un “periodo di perfezione, ma, soprattutto, di inizio”, ha commentato.

Prendendo spunto dalla storia di Filippo – invitato dal Signore a percorrere una strada deserta, mettendosi al servizio degli altri annunciando Gesù Cristo – Bressan ha individuato il compito della formazione teologica e la sua missione oggi: “tentare nuove vie, camminare su strade deserte e pericolose”, avendo come base la dimensione del servizio. Una “Chiesa in uscita”, ha aggiunto, usando le parole di papa Francesco. La SDFT è quindi una necessità, una “forma di approfondimento insostituibile per alimentare il senso di fede e di fraternità”: c’è urgenza di laici preparati teologicamente che abitino i vari ambiti sociali, persone che, come Filippo, siano pronte ad abitare sul cammino di chi chiede “E come potrei capire, se nessuno mi guida?”. Ha accennato a proposito anche al futuro Vigilianum, il Polo Culturale di via Endrici, che “lo scopo primario di un dialogo con le culture di oggi, con la proposta della visione cristiana offerta e non imposta”.

“La formazione – ha ribadito nel suo intervento don Tiziano Telch – è qualcosa che mi mette in moto per cercare la strada, fatta di tante linee curve che portano lontano, che Dio sta costruendo con me. Il cristiano è infatti colui che si muove, e la formazione è la base che gli fornisce la sicurezza necessaria a camminare, così come lo è l’affetto per il bambino che si allontana dalla mamma per gattonare.” E’ qualcosa che coinvolge la singolarità di una persona – coi suoi desideri, le sue motivazioni, e la sua appartenenza a Cristo -, un quid che si manifesta pienamente nell’Incarnazione. Ma la formazione, ha aggiunto poi Telch, non può mai essere osservata da un unico punto di vista: è necessario saper intrecciare la propria crescita accademica con quella pastorale e quella umana, ponendosi tanti “perché” – “i professori migliori sono quelli che, anche in modo scomodo, pongono domande, e non danno risposte facili” -, al fine di giungere alla conoscenza della “profonda motivazione per cui faccio le cose”. Proprio questa motivazione apre infine le porte al mondo dei desideri, necessari a muovere la persona e ad orientare il suo percorso formativo. S’inquadra in quest’ottica l’importanza della complementarietà e della collaborazione tra preti e laici, uniti dalla passione per Dio, dalla ferma convinzione di “voler fare della propria vita un servizio, un’incarnazione dell’idea che l’altro è un dono per me”.

Sono stati ricordati i direttori don Giampaolo Giovanazzi, mons. Ernesto Menghini, don Giampaolo Tomasi, i presidi Matteo Giuliani e Tiziano Civettini, le segretarie Ermetina Martinelli, Cristina Trentini, Rosanna Tamanini, Barbara Fedeli e suor Adriana Mercante.

Al termine del pomeriggio, la premiazione del concorso letterario ispirato alla frase della Genesi “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina” e finanziato per l'occasione da un gruppo di ex studenti. Il primo premio è andato a Daphne Squarzoni, studentessa liceale di Dro, seconda classificata Monica Zorzi e terzi a pari merito Luciano De Carli, Maria Riccarda Malesardi e Mauro Facchinelli.

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