La grammatica del cambiamento

Parole forti, condivise come regole, di fronte alle sfide dell'accoglienza, del lavoro e della legalità: a confronto una formatrice, un sociologo e un giornalista

Allo spaesamento dei nuovi italiani si deve rispondere con l'accoglienza, al disincanto dei giovani post laurea con la fiducia personale, ai virus delle mafie con il vaccino di azioni ispirate al bene comune. E' solo insieme – in un pensiero condiviso, come al fuoco di bivacco – che si possono trovare paradigmi comuni, un abbiccì da cui ripartire dopo la crisi. Perchè “la carovana è la stella” in un cammino comunitario, come ha detto la formatrice Monica Lazzaretto, illuminando con un'immagine scout il convegno promosso sabato dal Masci regionale (il Movimento degli scout adulti cattolici) in collaborazione con l'Agesci alla vigilia della “Giornata del pensiero”. La stessa responsabile della coop “Olivotti”, realtà di frontiera nell'accoglienza in Veneto, ha suggerito l'abbiccì di una “nuova grammatica del noi”: la reciprocità intesa come processo circolare, mediazione continua, costruzione comune del senso, arricchimento vicendevole pur nella diversa identità. Una prospettiva confermata nel dibattito anche dal rappresentante degli scout mussulmani in Trentino Zouhaier Chebbi.

Un orizzonte condiviso, quello della “comunità educante” , anche dal secondo relatore, il sociologo dell'Università Cattolica di Milano, Michele Colasanto: “Dobbiamo dirci che un cambiamento è possibile”, affermava in questi tempi di faticoso varo del Jobs Act: “da sola la manovra non creerà occupazione, ma afferma comunque un principio di maggior attenzione a chi entra nel mercato del lavoro”. Il cambiamento passa dall'atteso riavvicinamento tra scuola e mondo del lavoro, da una più solida cultura di base e un'attenzione alle nuove tecnologie, dalla riforma del sistema universitario e dalla conciliazione di lavoro-famiglia: “Nel futuro sarà chiesto ai lavoratori di riservare molto più tempo ai compiti di cura familiare”. Colasanto, ancora per qualche mese presidente dell'Agenzia del Lavoro, coglie uno strumento concreto nella “staffetta generazionale” che vede i pensionati far spazio appena possibile ai giovani.

Parole nuove (e forti) anche nella coscienza civile, dove il subdolo insinuarsi dei fenomeni mafiosi nella rete sociale (martedì ne ha parlato a Roma il procuratore Antimafia Franco Roberti) sollecita anche ad associazioni e cittadini un ruolo di vigilanza e controllo sociale: l’inviato di Avvenire Toni Mira ha evidenziato come le organizzazioni mafiose s’infiltrano in attività apparentemente legali, a partire dalla stessa accoglienza dei migranti come ha evidenziato l’inchiesta “Mafia Capitale”.

Paolo Carraro, segretario regionale del Masci, ha raccolto quest'invito trasversale all'impegno formativo rilevando che “lo scoutismo mantiene la sua attualità proprio aiutando giovani e adulti a diventare persone autonome, critiche, capaci di scelte impegnative, fedeli anche quando sono necessarie decisioni difficili”, mentre Toni Santoni e Lorella Postal, regionali dell'Agesci, hanno indicato la prospettiva del coraggio “verso il futuro” uscita dalla route nazionale di San Rossore.

Dopo aver ringraziato le associazioni scout per l'impegno formativo condotto in questi anni (il Masci ha celebrato i 60 anni di fondazione), l'arcivescovo Luigi Bressan ha ritrovato lo stretto legame fra queste tre sfide – accoglienza, lavoro, legalità – nel suo osservatorio di presidente della Caritas italiana, indicando nella “coesione sociale” l'obiettivo per poter ottenere risultati efficaci. E Sonia Mondin, presidente nazionale del Masci, ha completato la “grammatica del cambiamento” sottolineando altre quattro parole chiave: la territorialità, la capacità relazionale, la cura reciproca e la speranza.

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