La cooperazione di Francesco

“Le cooperative in genere non sono state fondate da grandi capitalisti. Invece il Papa vi dice: dovete investire, e dovete investire bene! Collaborate di più tra cooperative bancarie e imprese; pagate giusti salari ai lavoratori”. Una cooperativa anzitutto “deve promuovere l'economia dell'onestà”. Di fronte a settemila cooperatori giunti da tutt'Italia con una folta rappresentanza dal Trentino patria della cooperazione, Papa Francesco è salito in cattedra, è il caso di dirlo, ed ha tenuto una Lectio sul tema cooperativistico, dimostrando di essere perfettamente a conoscenza di tutti gli aspetti legati a questa materia. Parlando talora a braccio si è lasciato andare più volte ad una frase fatta, dal tenore evangelico: “So che voi… so che la cooperazione…, ma io vi dico…”.

L'intervento del Papa è un trattatello da rileggere e far proprio in un momento, come quello attuale, delicato e di tensione a livello locale, non scevro da polemiche, che vede la Federazione trentina della cooperazione impegnata a rinnovare i vertici istituzionali. Bergoglio traccia un percorso ancorandosi alla storia della cooperazione, nata dall'azione della Chiesa e dal contributo dei parroci, confermando un pubblico riconoscimento per quanti in oltre un secolo di storia si sono impegnati a cercare rimedi efficaci contro la povertà, la disoccupazione e le diverse forme di disagio sociale, in linea con il Magistero dei suoi predecessori (Leone XIII, Paolo VI, Benedetto XVI). Nello stesso tempo dà tutto il suo sostegno ed incoraggiamento per nuove rotte da affrontare in modo da contrastare l'attuale crisi economica globale, la cultura dello scarto, coltivata dai poteri forti dove al centro c'è il dio denaro che comanda le scelte dell'uomo, perchè – ha affermato facendo propria una frase di Leone XIII – “il cristianesimo ha ricchezza di forza meravigliosa”.

La realtà trentina è un segno tangibile del cammino effettuato sotto la spinta dell'impegno religioso e civile di migliaia di cooperatori pur con qualche caduta, qualche cedimento e qualche autocelebrazione di troppo. L'assunto dal quale partire per Francesco è lo stesso che ha spinto don Lorenzo Guetti ad imboccare, a fine Ottocento, la strada della cooperazione: l'aumento vertiginoso dei disoccupati, le lacrime incessanti dei poveri, lo sfruttamento, il lavoro nero, l'emarginazione, i bisogni della salute in modo da garantire “un progresso integrale della persona”. Il Papa sprona a compiere un “grande balzo in avanti” nella solidarietà globalizzata, presentando una piattaforma operativa basata su cinque punti cardine: continuare ad essere il motore che solleva e sviluppa la parte più debole della società, in particolare i giovani, vittime più di altri del lavoro nero, ma anche degli adulti espulsi dal ciclo produttivo per via dell'età, delle donne “che hanno bisogno e volontà di inserirsi nel mondo del lavoro”; realizzare nuove forme di welfare in campo sanitario; mettere in rapporto l'economia con la giustizia sociale, con la dignità e il valore delle persone; armonizzare lavoro ed esigenze delle famiglie; infine mettere insieme i mezzi buoni per realizzare opere buone in direzione del bene comune, facendo crescere tutti per cui “uno più uno fa tre”. Il tutto deve rispondere al principio fondamentale dell'”equità” che va di pari passo con la trasparenza e la limpidezza delle scelte e dei comportamenti.

Papa Bergoglio chiarisce, usando il plurale maiestatico, che “il grande balzo in avanti che ci proponiamo di far compiere alla cooperazione, vi darà conferma che tutto quello che già avete fatto non solo è positivo e vitale, ma continua anche ad essere profetico”. Quel profetico è un aggettivo incoraggiante, biblico che si lega all'operato nel segno della speranza dei fondatori, rientrando così in un disegno pastorale e sociale ad ampio spettro, quale “economia risanatrice nel mare insidioso dell'economia globale”. L'auspicio: “dovete continuare ad inventare – questa è la parola: inventare, nuove forme di cooperazione, perché anche per le cooperative vale il monito: quando l'albero mette nuovi rami, le radici sono vive e il tronco è forte”.

L'immagine dell'albero riporta alla natura e alla ruralità. E' riproposta in una fase dove il degrado e la fragilità sembrano avere il sopravvento. Far leva sulla sussidiarietà con forza e coerenza – dice ancora il Papa – significa mettere insieme le forze. Di fronte al gotha della cooperazione formula come un sogno il suo progetto usando l'espressione: “come sarebbe bello” se, partendo da Roma, tra le cooperative, alle parrocchie e agli ospedali… potesse nascere una rete efficace di assistenza e solidarietà. E la gente, a partire dai più bisognosi, venisse posta al centro di tutto questo movimento solidale: la gente al centro, i più bisognosi al centro”.

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