Due scultori…Grandi nella Trento clesiana

Giovedì 5 marzo alle 17 al Castello del Buonconsiglio viene presentato un libro che si spera sia solo il primo di una collana – curata dalla Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia autonoma in collaborazione con le Università (non solo quella di Trento) – tesa alla promozione ed alla valorizzazione dei tesori d’arte di casa nostra, meglio se, come in questo caso, attraverso le approfondite ricerche di giovani, entusiasti studiosi locali.

Gian Gerolamo Grandi (1508-1560) e suo zio Vincenzo (1485-1577), vicentini d’origine e padovani di adozione, molto attivi nella stimolante e ricca Trento clesiana, sono due artisti ben noti. Già il loro contemporaneo Pietro Andrea Mattioli nel suo poemetto “Il Magno Palazzo del Cardinale di Trento” aveva scritto che in particolare il loro capolavoro, la cantoria della chiesa di S. Maria Maggiore, realizzata fra 1534 e 1542, avrebbe assicurato al suo artefice l’immortalità. La stessa divenne presto una tappa obbligata per i forestieri di passaggio in città e fu fra i molti lodata anche da Michel de Montaigne. Negli ultimi cinquanta anni è stata fondamentale la monografia di Francesco Cessi del 1967, rilevante l’apporto di Bruno Passamani (1995), ottime le sintesi di Francesca de Gramatica (almeno dal 1991 al 2008). Ma mancava uno studio generale, complessivo, che trattasse non solo di questa o quella opera ma sistematizzasse il catalogo generale delle realizzazioni dei due Grandi, sia bronzee che marmoree, sia trentine che venete. Tale assenza appariva particolarmente marcata dopo che con mostre e cataloghi erano state approfondite le figure e le opere di Andrea Riccio e di Alessandro Vittoria, dei due vicentini rispettivamente il maestro e il massimo allievo. La lacuna è stata colmata dal volume che si va ora a presentare nel quale sono stati elaborati criticamente i contributi esistenti realizzando il lavoro più onesto che era oggettivamente possibile elaborare oggi. Autore ne è il giovane noneso Massimo Negri del quale, a prova del suo valore, ricordiamo che ha recentemente vinto il concorso per l’accesso al dottorato, e parte dalla sua tesi di laurea magistrale presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Trento. Il relatore è stato il professor Andrea Bacchi e la correlatrice la funzionaria della Soprintendenza Luciana Giacomelli, che ne hanno poi promosso lo sviluppo in libro del quale ne hanno pure redatto la prefazione. Il testo presenta un contributo molto tecnico di Stefano Volpin, gli apparati sono a cura di Sara dell’Antonio, le foto di Gianni Zotta, l’impaginazione grafica di Nicola Giovannini.

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