Con lo sguardo dei vinti

Dopo gli studi, il lavoro in progetti di cooperazione decentrati ha portato Giulia Clerici nel paese centramericano. E da lì non si è più mossa

Vivere un’esperienza di cooperazione internazionale in Costa Rica, incontrare poi anche l’uomo della propria vita, metter su famiglia e avere una bellissima bambina, Nina, vivace e sorridente e radicarsi così nella patria d’adozione. E’ quanto è capitato a Giulia Clerici, che dopo gli studi universitari a Trento ha aderito convintamente, qualche anno fa, a un’iniziativa della Provincia di Barcellona per la cooperazione allo sviluppo in Centro America, nell’ambito di una sinergia europea-latinoamericana. Si è trattato di ben sette progetti che abbracciano oltre all’area dell’istmo anche il Messico e svariano dalla cooperazione decentrata al collegamento con i governi locali periferici, a innesti significativi di cittadinanza attiva, al riordinamento del catasto per l’assegnazione della proprietà delle terre fino alla gestione pratica dei rifiuti. Tutte tematiche e iniziative molto complesse che richiedono tempi lunghi, un lavoro educativo tenace, costante, prolungato e il cambiamento di mentalità insieme ad un aggiornamento della legislazione quanto mai urgente e necessario.

E questa giovane donna si è cimentata con queste sfide conscia della grande responsabilità che le toccava. Con palesi soddisfazioni. Non senza incongruenze e aporie, come ad esempio nel divario di aspettative tra il committente – in questo caso l’Unione Europea attraverso gli Uffici delegati alla cooperazione – piuttosto rigido ed “eurocentrico” nel dettare le tappe e i destinatari locali che invece richiedono sovente tempi, dimensioni e modi per implementare i progetti giorno per giorno, in un lavoro quotidiano, appunto, che richiede soste e ripartenze – i tempi! – e comunque verifiche continue.

Sono anni, questi, che Giulia riconosce come fondamentali per la sua formazione “sul campo”, dopo il cursus universitario magari un po’ astratto. Si nota che la sua stessa inflessione italiana è frammentata da un evidente accento castigliano e intercalata da un idioma tipicamente latinoamericano: quasi a testimoniare una sorta di immedesimazione personale con il nuovo contesto, umano e sociale, in cui si è trovata a vivere. E’ fondamentale in questo graduale processo di radicamento esistenziale ed emotivo l’aver conosciuta la persona che diventa il suo compagno di vita, Ernesto Jara Vargas, cineasta e produttore indipendente, un giovane uomo fortemente interessato alla storia e alla memoria del suo Paese. Perché per Ernesto la produzione di audiovisivi e di materiale documentaristico non è solo un adempimento professionale: diventa un lavoro di scavo e di ricerca personale per conoscere e approfondire la più recente storia costaricense oltre i luoghi comuni, certa agiografia nazionale e la vulgata memorialistica. Tematiche legate alla storia “dei vinti”, gli strati sociali oppressi e sfruttati – i campesinos, i lavoratori del campo – che si sono battuti per migliorare le proprie condizioni di vita, affermare diritti fondamentali e dare concretezza alla libertà di tutti. Tematiche – ci tiene a sottolineare Giulia – che tendono ad essere dimenticate dalla storia ufficiale.

Particolarmente interessante risulta un recente documentario intitolato “El Codo del Diablo”, che attiene alle lotte sociali dei salariati agricoli nelle piantagioni di banane e alla persecuzione politica di alcuni leader sindacali legati al Partito comunista locale, brutalmente assassinati. Sono scampoli di storie dentro la grande Storia, vicende degli uomini e delle donne che a qualsiasi latitudine e in ogni epoca anelano a un mondo migliore. Dentro questo solco di fatiche e di speranze, singole e collettive, Giulia ed Ernesto, poco più che trentenni, mettono convintamente impegno professionale e passione umana. Adelante!

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