Follemente nato

A Trento il nuovo lavoro del Gruppo teatrale del Servizio salute mentale

Sulle virtù terapeutiche del teatro si sono spesi, anche su queste pagine, fiumi di parole. La tragedia greca, sosteneva pure Aristotele, aveva (ed ha) nei confronti degli spettatori un potere catartico, purificante. Una forza che deriva dal meccanismo inevitabile di immedesimazione del pubblico nelle vicende messe in scena e nella loro provocazione universalizzante. E forse non è un caso che uno dei maggiori e meglio conservati teatri greci, quello di Epidauro, facesse parte integrante del santuario di Asclepio, dio della medicina.

Di medicine, corsie d'ospedale, verdetti clinici ma ancor più fastidiose sentenze sociali, parla “Nato per la follia”, in scena questa settimana a Trento al San Marco di via San Bernardino. E' scritto e realizzato dalla “Compagnia Instabile” del Servizio di salute mentale di Trento, composta da utenti, familiari e operatori. Teatro collettivo, sorto con un'impostazione tutt'altro che tragica ma con “la leggerezza dell'ironia e la dissacrazione propria del clown, per accompagnare il pubblico in un’avventura unica”, promettono autori e protagonisti.

«Con questo spettacolo – spiega Carmela Poligamia, infermiera in psichiatria e responsabile (insieme a Irma Faes, educatrice) del progetto teatro del Servizio di salute mentale nel comunicato ufficiale della compagnia – cerchiamo di promuovere due aspetti: anzitutto quello del benessere di utenti e familiari, che attraverso questa attività possono rimettersi in gioco e riscoprirsi; quindi quello del pregiudizio verso la malattia mentale, ancora troppo diffuso, che in scena viene affrontato mostrando una faccia della follia che spesso è nascosta».

Il nuovo spettacolo racconta la storia di un ragazzo che nasce normale ma ad un certo punto della sua vita ha una crisi psicotica. «Il risultato – anticipa Carmela – è che alla fine anche se uno viene colpito da un disagio mentale vive una malattia che può avere ricadute ma anche momenti di assoluto benessere».

“Nato per la follia” racconta in sostanza il doppio volto della follia: il lato segnato da angoscia, dolore e paura. Ma anche l'espressione del viso che dice capacità di sognare, speranza e benessere. In fondo le contraddizioni di ogni vita, sospesa tra ansia di piena realizzazione e frustrazione quotidiana, inevitabile dicotomia che, se non sufficientemente elaborata, può talvolta sfociare nella patologia.

Il gruppo teatro del Servizio di salute mentale di Trento ha ormai quattro anni di esperienza alle spalle. Si tratta di un teatro comico, circense, buffo. «Le attività – spiega ancora Carmela – si svolgono in una stanza del centro diurno a nostra completa disposizione: ci troviamo ogni giovedì dalle 16 alle 18 oppure presso il reparto di psichiatria dell’ospedale Santa Chiara ogni mercoledì dalle 15 alle 17». Nessuna preclusione, nessun filtro preventivo, chiunque può partecipare. «Utenti e non utenti, udenti e non udenti, amici e conoscenti, simpatizzanti e già simpatici, esperti ed impacciati, timidi e compagnoni», scherza Carmela, mostrando lo spirito di fondo . «Forse anche perché ridere è più divertente che piangere, trovarsi tra amici è meglio che trovarsi tra nemici, anche perché i nemici potrebbero non accettare l’invito». Ultima “nota”: le musiche originali sono di Gianni Ferro, artista mestrino. «Realizzate tutte gratuitamente», ci tiene si sappia Carmela, l'infermiera (sanamente un po' folle) che ama fare l'attrice.

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