Politica, le Acli scendono in campo

Il presidente Gardumi: “Lavoriamo, sia nella formazione sia con proposte legislative, perché i cittadini tornino ad avere fiducia nelle istituzioni e nella politica”

Le Acli scendono in campo in vista della prossime elezioni amministrative di maggio. Non con indicazioni di voto, ma con l’ormai consueta offerta formativa rivolta a tutti i cittadini che intendano partecipare alla competizione elettorale. Prende il via sabato 21 marzo un corso per aspiranti politici, organizzato su quattro sabati (iscrizioni entro venerdì 13 marzo, per informazioni tel. 0461.277277). L’obiettivo è quello di contribuire alla formazione culturale e tecnica di amministratori pubblici motivati alla difesa e alla promozione del bene comune e di una società solidale e democratica.

Ma le Acli Trentine il loro contributo alla politica lo vogliono dare anche con la presentazione di un disegno di legge di iniziativa popolare che stabilisca nuovi criteri per la retribuzione dei politici.

“Siamo veramente preoccupati per la distanza che c'è tra cittadini e Palazzo, tra cittadini e politica. Per questo lavoriamo, sia nella formazione sia con proposte legislative, perché i cittadini tornino ad avere fiducia nelle istituzioni e nella politica”, spiega il presidente delle Acli Trentine, Fausto Gardumi. Il movimento è impegnato nel portare avanti la proposta di un disegno di legge di iniziativa popolare che stabilisce nuovi criteri per la retribuzione dei politici. “Vogliamo che il consiglio regionale torni ad affrontare la questione degli stipendi dei consiglieri”. La proposta si lega strettamente, sottolinea Gardumi, all'iniziativa formativa e rappresenta un invito alla politica “a fare un passo indietro, come segno di attenzione nei confronti dei cittadini, per riempire il baratro che c'è oggi, ripeto, tra Palazzo e cittadini”.

Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile le Acli contano di avviare la raccolta di firme in piazza e nelle sedi deputate. Il disegno di legge si compone di sette articoli: una proposta “semplice, lineare, trasparente”, rimarca Gardumi, “che non può essere male interpretata”. La paga del consigliere provinciale è fissata in 8.500 euro lordi, 1.600 euro in meno rispetto a quanto prende attualmente, più 900 euro per le spese sostenute nel suo ruolo di consigliere. “Come si vede, non è una proposta demagogica. Sappiamo che dedicarsi al bene comune è un impegno quotidiano, serio, severo, che richiede tempo ed è opportuno che ci sia un giusto corrispettivo; anche per evitare che la politica sia appannaggio solo dei signori e signorotti, cioè di chi ha già di suo”, conclude Gardumi.

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