La vocazione magistrale di Franco Bertoldi

Il pedagogista trentino, docente in Cattolica e all'ateneo di Trento, è stato un animatore del dibattito culturale

Sono passati già dieci anni dalla scomparsa – il 21 marzo – del pedagogista trentino Franco Bertoldi, figura di spicco nell’ambito della formazione, ma anche animatore a tutto campo del dibattito culturale in Trentino. Al ricordo della famiglia (a cui era molto legato), dei colleghi e dell’associazionismo si aggiunge quello del nostro settimanale al quale il prof. Franco – vivace firma di opinion leader – era sempre stato vicino.

Sul contributo professionale di Bertoldi abbiamo sentito uno dei suoi amici più cari, il prof. Gino Dalle Fratte, già professore ordinario di Pedagogia generale e di Filosofia dell’Educazione all’Università degli Studi di Padova.

Prof. Dalle Fratte, Lei ha riconosciuto nei molteplici impegni culturali assunti da Bertoldi una cifra distintiva: la vocazione per l’insegnamento e la formazione. In che cosa la vede espressa ripercorrendone la vita?

Le tematiche indicate (la cultura, l’insegnamento, la formazione, la vocazione) e la domanda conseguente sono molto ben poste e tuttavia è pressoché impossibile ricapitolare in poche righe il corso di un’intera vita, cogliendone in sintesi la “cifra distintiva”, cioè il senso essenziale espresso, in una ininterrotta ricerca di modi e di forme, nello studio e nella promozione pedagogica delle dimensioni fondamentali della persona. La misura di tale impresa è di per se stessa evidente, ma può trovare un realistico riferimento in un evento promosso nell’ottobre 2006 per un analogo scopo: richiamare e far rivivere, cioè, la figura di Franco Bertoldi nella identità e nella complessità del suo profilo umano, professionale e accademico.

Lei si riferisce al convegno nazionale dedicato a Bertoldi dall’Università a Trento ad un anno dalla morte con il titolo significativo “Quando la vocazione si fa formazione”

Esatto. Quel convegno, anche attraverso la misura e la qualità dell’impegno occorso, ci ha offerto una documentata rassegna di sequenze e quadri della vita di Bertoldi così come sono stati rappresentati nella loro rilevanza da colleghi, allievi, amici e collaboratori. È una documentazione importante, raccolta in una pubblicazione che porta lo stesso titolo del convegno, alla quale è opportuno rifarsi perché da essa emerge come l’intera vita di Franco Bertoldi manifesti una chiara unità e identità proprio nella sua vocazione magistrale. È quanto affiora in evidenza attraverso la categoria del “tempo” con la quale ho proposto di interpretare l’intera esperienza esistenziale del professore trentino, secondo le forme in cui il suo “tempo” si è svolto: il tempo della scuola e dell’università; il tempo della formazione; il tempo della cultura e del giornalismo; il tempo personale. Un intero arco esistenziale, che nelle sue diverse forme (insegnamento, educazione, cultura) ha costantemente fatto affiorare una unitaria vocazione formativa. Siamo, con la testimonianza del convegno, nel 2006, ed è interessante rilevare come essa confermi quanto già nel 1964 emergeva, da una angolatura particolare, nel testo di Bertoldi “Educazione e cultura”.

Dieci anni dalla morte sono una distanza insufficiente per una valutazione distaccata. Ma almeno in sintesi possiamo dire quale traccia ha lasciato Franco Bertoldi, anche a beneficio di chi non l’ha conosciuto, nella riflessione pedagogica trentina, e non solo?

È una traccia che si dipana e si può riconoscere rilevandone gli elementi nella figura della “identità vocazionale”, attraverso la diversità delle forme del “tempo” di cui si è detto sopra e la molteplicità degli interessi conseguenti. Anche in questo caso dobbiamo rimandare alla basilare documentazione del Convegno e della pubblicazione sopra ricordati, limitandoci qui ad alcuni elementi.

Quali?

Li ricapitolerei così: l’insegnamento, prima come maestro elementare, poi come docente di scuola secondaria, infine come professore universitario; la formazione, degli educatori e degli insegnanti nelle dimensioni teoriche e pratiche della giustificazione vocazionale, disciplinare e metodologica della loro professione; la didattica e la metodologia dell’insegnamento, alimentate dalla ricerca universitaria e dalle riflessioni sulla pedagogia nelle sue componenti teoriche e pratiche, come testimoniano le sue numerose pubblicazioni. Ricerca, studio e pubblicazioni mai fine a se stessi, ma sempre orientati alla formazione nella sua più ampia accezione. Il percorso di Franco Bertoldi è segnato da una lunga sequenza di questi indicatori di “traccia”, nei quali si intravede una costante tensione morale a comporre armonicamente tutti gli elementi nell’ordine magistrale.

Lei in qualche altra occasione ha sottolineato una grande preoccupazione di Bertoldi espressa soprattutto negli ultimi anni…

Sì, la sua grande preoccupazione era la crisi di identità degli insegnanti e quella, grave, della stessa istituzione scolastica. La ricerca universitaria, lo sforzo degli studiosi e l’impegno degli insegnanti – ripeteva Bertoldi – dovevano proprio convergere nel compito comune di risolvere tale crisi.

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