Il depuratore? Con i tappi…

L'idea di Eco-Sistemi, nata all'Università di Pavia e sbocciata in Trentino, negli spazi di Progetto Manifattura

Si chiama “Rcbr” – Rotating Cell Biofilm Reactor – e con diversi chili di tappi di plastica è in grado di depurare l'acqua necessaria al giorno a 3 mila abitanti. L'idea è nata all'Università di Pavia, ma nel 2013 è sbocciata in Trentino, dove, grazie all'aiuto di Seed Money e agli spazi di Progetto Manifattura, è riuscita a crescere in un territorio in cui la depurazione delle acque avviene a livelli già buoni. A spiegarlo è Dario Savini, ricercatore allora, e oggi amministratore delegato di Eco-Sistemi, la giovane startup che ha installato in località Navicello il primo prototipo del sistema di depurazione che utilizza tappi di plastica.

“Un depuratore sostenibile, testato per la prima volta a Rovereto, ed oggi visionabile all'interno della Manifattura al secondo piano”, spiega Dario Savini che assieme ad un biologo, un chimico e un impiantista ha dato vita ad un'idea, talmente semplice, che nessuno ci aveva pensato. “Paradossalmente il Trentino è stato il primo a credere in un progetto del quale però avrebbero bisogno altre regioni, come ad esempio il Friuli, dove, in alcune località, l'acqua non viene nemmeno depurata”.

Al posto di costosi dispositivi, i tappi ruotano nel liquido da depurare e generano una comunità di microbatteri che letteralmente si mangia il carbonio e l'azoto presente nelle acque inquinate. Un processo tutto naturale, possibile proprio grazie a quei tappi che ogni giorno andrebbero buttati e che invece vengono raccolti dall'onlus Trentino Solidale e poi rivenduti ad Eco-Sistemi.

Il risultato? “Si depura l'acqua consumando dieci volte in meno rispetto ai normali depuratori”, continua Savini. “I tappi di plastica sono di qualità migliore rispetto alle plastiche ingegneristiche perché sono più resistenti e progettati per un uso alimentare. La macchina così necessita di meno controlli, facendo risparmiare dieci volte in meno sul costo di produzione”. Mentre i normali depuratori biologici hanno bisogno di continui controlli perché spesso il biofilm, che si viene a formare, è a rischio disidratazione, i tappi, invece, grazie anche alla loro forma concava che garantisce più protezione, possono durare anche due settimane senza alcun tipo di intervento.

Da quando sono nati uno dei primi clienti di Eco-Sistemi è stato un birrificio di Novara per depurare gli scarti di lavorazione della birra; un'altra macchina è stata posizionata invece in un piccolo centro del Friuli per garantire acqua pulita agli abitanti; un'altra ancora si trova in Germania in un impianto di biogas. “Abbiamo rapporti con l'India e diversi partner commerciali”, aggiunge Savini che ricorda come all'inizio a credere in loro sia stato proprio il Trentino. “Anche alcune multinazionali hanno iniziato a contattarci. Da Los Angeles e dall'Inghilterra, dove siamo stati da poco, ci sono arrivati dei feedback positivi”.

Tra i progetti più recenti portati avanti dall'azienda da poco c'è anche Smartcaps con cui si punta a far scoprire l'idea della depurazione con i tappi nelle scuole, promuovendone la conoscenza direttamente tra i più piccoli. “Il nostro obiettivo è sia quello di stimolare la raccolta dei tappi all'interno degli istituti, sia di far scoprire ai bambini quello che si può fare con poco” conclude il biologo.

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