“A Genova la democrazia fu messa da parte”

Quel luglio 2001 c'erano anche circa 600 trentini a Genova, partiti con nove pullman all’alba di sabato 21 in direzione del capoluogo ligure per partecipare alla manifestazione di protesta contro il G8 e contro il progetto economico e politico che esso rappresentava. Li avevano preceduti di qualche giorno un centinaio di giovani scesi in treno per partecipare all’intera settimana del Forum alternativo. Tra di loro, Vincenzo Passerini, all'epoca presidente del Forum Trentino per la pace.

Passerini, che ricorda di quel sabato?

“La manifestazione di sabato era cominciata in modo pacifico, anche se in città alcuni facinorosi che non c’entravano con la manifestazione avevano provocato danni. Noi abbiamo avuto l’impressione che ci fosse stato l’ordine dall’alto di dare una lezione dura ai manifestanti. Il nostro corteo fu aggredito, il gruppo dei trentini fu sparpagliato, alcuni furono picchiati inermi in giro per la città, genitori con i bambini; tant’è vero che alcuni, rientrati, fecero delle denunce. Dovemmo vagare per la città cercando di non imbatterci in agenti di polizia, temendo di essere aggrediti”.

Al rientro a Trento, organizzaste una conferenza stampa.

“Sì, per dire che c’era stata un’aggressione, che non era vero che i manifestanti avevano aggredito la città. C’erano stati alcuni… ma c’erano centomila persone pacifiche. Tornammo con l’impressione che qualcosa di grave fosse successo”.

Amnesty International denunciò “la più grave violazione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la Seconda guerra mondiale”.

“I giorni successivi lo confermarono, uscirono verità terribili. Quello che era successo era di una gravità inaudita”.

La Corte europea dei diritti dell’uomo ora lo dice chiaramente: tortura.

“Finalmente viene riconosciuto. Le forze dell’ordine devono proteggere i cittadini, non aggredirli. O picchiarli selvaggiamente, inermi. Queste sono cose che accadono nei regimi dittatoriali, non in una repubblica democratica”.

L’invito della Corte al Parlamento italiano è netto, va introdotto nell’ordinamento penale italiano il reato di tortura.

“Al di là del fatto che si introduca o no il reato, quello che la Corte di Strasburgo dice è che c’è stata tortura da parte di forze di polizia nei confronti di cittadini inermi. Questa verità era già uscita dai giornalisti stranieri; ci sono stati libri e film che hanno raccontato questa verità. Questo dimostra che in Italia in quel momento lì la democrazia fu messa da parte e ci fu uno Stato di polizia”.

Se è accaduto allora, può accadere ancora?

“Quello che conta è la forza della democrazia, la sanità delle forze dell’ordine, lo spirito costituzionale che deve animare tutti. Più ancora delle leggi o del riconoscimento del reato di tortura: la tortura non va fatta, è una cosa inaudita, in un paese democratico”.

Purtroppo è accaduto.

“E con ampie protezioni politiche, prima, durante e dopo quei fatti”.

Che lezione trarne?

“Che anche in piena democrazia possono accadere cose inaudite, se i cittadini non stanno attenti”.

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