Mani alla nuca

Resistenza e Liberazione approdano a teatro. Grazie ai ragazzi

Un nuovo, controverso, capitolo di storia. Da studiare e tradurre in uno spettacolo teatrale. Trenta ragazze e ragazzi delle scuole superiori roveretane, già noti per avere messo in scena lo scorso anno uno spettacolo sulla Shoa (vedi riquadro) saranno protagonisti di “Le mani alla nuca”, frutto di un bel gioco di squadra tra Anpi Trentino, Provincia, Comune capoluogo, Museo Storico, Consulta degli studenti e l'associazione Trento Generazioni Consapevoli. “L'obiettivo – spiegano all'unisono in una nota Sandro Schimid, presidente di Anpi e il regista Michele Comite – è trasmettere, attraverso il teatro, la storia e la memoria dei protagonisti della deportazione e della lotta di Liberazione. Per non dimenticare. E per un patrimonio culturale da attualizzare ai problemi dei nostri giorni e costruire un futuro migliore”.

Schmid, da dove deriva lo spunto per uno spettacolo su Resistenza e Liberazione?

L'esperienza dello scorso anno ha consentito di mettere insieme un gruppo straordinario di attori e musicisti tra i diciassette e i vent'anni, che hanno assunto questo impegno con grande entusiasmo e senso di responsabilità. Volevamo fossero loro i protagonisti di pagine di storia in parte inedite, soprattutto di personaggi della Resistenza meno noti, ma non minori. E, tra loro, molte donne.

Qualche esempio?

Ci sono storie inedite raccontate da Primo Levi di trentini del Tesino, catturati sul fronte francese. O le quattordici trentine internate nel lager di Bolzano. Si raccontano ad esempio i fatti del famoso 28 giugno 1944 quando attraverso l'inganno della spia Fiore Lutterotti furono uccisi quindici partigiani. Ancora, la vicenda della compagna di Mario Pasi, Ines Pisoni e la sua storia partigiana. Quella eroica e poco raccontata della crocerossina Tina Lorenzoni, trucidata dai tedeschi nella liberazione di Firenze e la tragica sorte di suo padre, a sua volta ucciso mentre andava a cercarla. Insomma, una storia corale della Resistenza trentina che ha un significato di cultura e di cittadinanza che gli studenti devono fare propria. Gli elementi di novità sono frutto della ricerca condotta da Laboratorio storico e Anpi di Rovereto.

Come vengono portate in scena queste storie di resistenza e liberazione?

Il regista Comite, con elevata professionalità, è stato molto bravo a mescolare senza soluzione di continuità vari generi, rendendo lo spettacolo moderno e gradevole, nonostante la densità e la durezza delle storie.

Il titolo “Mani alla nuca” richiama un'immagine di limitazione della libertà che sta tornando drammaticamente d'attualità. Il pensiero va anche ai prigionieri di oggi?

Sì, è il nostro obiettivo. La conquista della Resistenza sono stati settant'anni di pace e di libertà. Ma ora dobbiamo attualizzare nuovamente questo messaggio. Abbiamo accantonato, per il momento, in Europa, la tragedia dell'Ucraina e ora stiamo vivendo questa pagina tremenda di disumanità al di là delle sponde del Mediterraneo. Un nuovo fanatismo etnico-religioso sta insanguinando questa parte di mondo ed è triste vedere l'impotenza dell'ONU nell'evitare che un mare divenga solo un cimitero.

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