Accoglienza, l’Europa non ha alibi

All’incontro promosso dal Centro Astalli Trento i responsabili europeo e italiano del JRS

L’assemblea ordinaria dell’Associazione Centri Astalli a Villa Sant’Ignazio si è conclusa qualche giorno fa con un interessante incontro-dibattito sul tema “Chi sono questi migranti?”. I Centri Astalli costituiscono l’iniziativa dei gesuiti sulle questioni dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Italia con iniziative sparse su tutto il territorio. Sono intervenuti padre Camillo Ripamonti, direttore del Jesuit Refugee Service Italia, e padre Jean Marie Carriere che ha invece la responsabilità dei JRS per tutta Europa.

E proprio il gesuita francese ha indicato subito com’è organizzata la rete del soccorso e della solidarietà nel continente europeo rilevando come sia soprattutto nelle regioni del Nord Europa – Irlanda, Gran Bretagna, Germania – che si va estendendo la presenza dei migranti in centri aperti e pure in situazione di “detenzione”, senza dimenticare le situazioni di presenza nella zona dei Balcani, in Croazia, Macedonia e Kosovo o lungo la “frontiera sud” tra Spagna e Marocco – “una zona senza diritto”, l’ha definita.

E qual è, in questi contenti diversi, la mission del Jesuit Refugee Service (JRS)? “Far crescere lo spirito di servizio”, accompagnare queste persone per quanto possibile, difenderle. E a questo punto – ha osservato padre Jean Marie – è molto importante aiutare gli uffici nazionali per svolgere un’azione comune pur partendo da origini, storie, situazioni eterogenee e anche magari del tutto diverse.

Ma è imprescindibile anche fare pressione, insieme alle altre organizzazioni non governative impegnate in questo settore, sulle Istituzioni europee a partire dal Parlamento di Strasburgo, che essendo emanazione diretta del suffragio e del consenso può risultare essere anche il più recettivo a queste istanze.

Sono risuonate da parte del padre gesuita parole alte di presa di assunzione di doveri inderogabili: “assicurare la dignità dell’accoglienza”, “dare la protezione”. Poiché sono persone che fuggono dalla guerra, a volte prolungata per anni, e dalla persecuzione, perpetrata in genere contro minoranze indifese e inermi. Ecco perché non è possibile alcuna “detenzione” per i richiedenti asilo, ma serve invece per loro “un livello di alta qualità” per la protezione. Ha citato il caso della Siria con circa 6 milioni di sfollati interni e altrettanti rifugiati all’estero, nei paesi limitrofi come Libano, Turchia ed Egitto.

In questo tragico contesto non ha esitato a parlare di “numeri ridicoli di accoglienza di profughi siriani” in Italia. In Svezia ci sono 8 rifugiati ogni mille persone; in Italia siamo a 1,1 su mille! Quindi, la giusta richiesta all’Europa per un’assunzione di impegno e responsabilità non può diventare un alibi per non impegnarsi, qui e ora, nell’accoglienza.

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