“Il Festival ci ha aiutato a divulgare l’economia”

“Attenzione – dice il prof. Gianfranco Cerea – rendita e profitto sono due ricchezze diverse”

Basta austerity, meno tasse sul lavoro, più crescita e occupazione. E, al centro, Garanzia Giovani, gli investimenti sul sistema formativo, e avanti tutta con le riforme. Sono alcune sollecitazioni emerse dai contributi di economisti di fama mondiale nella decima edizione del Festival dell’economia che ha chiuso i battenti con l’intervento in video conferenza dell’economista Paul Krugman. Per il premio Nobel 2008 la cura per ridurre le disuguaglianze sociali è l’introduzione del reddito di base per tutti, l'aumento dei salari e una tassazione più alta sui capitali. Sollecitazioni e analisi che dovrebbero ispirare le scelte politiche per mettere in atto le “buone pratiche”, garanti del bene comune e dell’equità sociale.

La tesi sulla quale tutti gli esperti concordano – le crescenti disuguaglianze frenano la crescita economica – è sposata anche dal prof. Gianfranco Cerea. “Si cresce meno in un contesto ingiusto”, ci spiega il docente del Dipartimento di Economia di Trento, ma il nodo centrale della questione sta nella concentrazione della ricchezza. “C'è la ricchezza immobiliare – tiene a distinguere il professor Cerea – quella che nasce dalle speculazioni finanziarie e quella dalla creazione di imprese. Se la ricchezza crea posti di lavoro, è un motore dell'economia; le altre due componenti invece hanno una visione e un ruolo parassitario perché favoriscono la rendita, ossia il reddito senza lavoro rispetto a quello legato ai concetti del profitto e del salario”.

Tra gli spunti offerti dal Festival per favorire il recupero della mobilità, l'esperto trentino di Scienze delle finanze apprezza in particolare “la distinzione tra rendita e profitto e soprattutto la convergenza sull'idea che bisogna tassare i patrimoni nel momento del passaggio agli eredi, perché – sottolinea – “parte da lì la disuguaglianza sociale e l'inefficienza del sistema economico”.

A proposito dell’”impatto” dei dieci anni di Festival nelle scelte politiche, rispondendo a quanti ne evidenziano solo le mancate previsioni della crisi, Cerea replica: “Troppo spesso assistiamo a dibattiti intrisi di banalità distruttive che contribuiscono a creare confusione. Il Festival ha permesso di passare da uno stadio di volgarizzazione ad uno di divulgazione dei concetti. Certo l'economia al pari di altre scienze sociali non è una scienza esatta, cerca di ricostruire elementi in base alle indicazioni che emergono dai comportamenti della società, per questo non è facile fare previsioni. La crisi è frutto di una situazione legata alle innovazioni sul fronte finanziario, che i sistemi di contabilità non erano in grado di elaborare e di comprendere nel modo dovuto. Si fa fatica a prevedere i risultati elettorali, figuriamoci capire il desiderio della comunità per il consumo del formaggio piuttosto che delle automobili”.

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