Il ministro e l’imbianchino

[Giuliano Poletti fa l'esempio dell'artigiano che non vuol saperne di tecnologia. Fino a quando non capisce quanto gli può venire utile per ampliare il suo mercato…

Uno degli spazi più indovinati del Festival (anche nel titolo: “Allora Crealo!”) è quello aperto in piazza Fiera da Euricse, il centro di ricerca europeo con sede a Trento per le imprese cooperative e non profit. Nella casetta di legno, il presidente Carlo Borzaga, economista trentino di fama nazionale, ha portato quest'anno addirittura il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, sottoponendolo ad un riuscito “interrogatorio” da parte dei giovani ricercatori dell'Euricse. E Poletti non si è sentito penalizzato rispetto agli altri ministri (ai quali sono state riservate sedi più prestigiose e certamente meno afose), ma da buon imprenditore ha colto l'occasione per spiegare che cosa manca alle politiche pubbliche affinché le start up possano trasformare le esperienze valide del terzo settore in un vero e proprio ecosistema, come dice Borzaga.

“Ci vuole innanzitutto un cambiamento culturale – ha esordito Poletti – per cui “l’impresa venga considerata una struttura socialmente imprescindibile e non un male necessario”.

In secondo luogo, combattere le rendite di posizione e promuovere le opportunità. Con termini calcistici il ministro ritiene che per difendere lo zero a zero non si riuscirà mai a vincere la partita. Che per lui significa ancora una volta innovazione, anche delle imprese che ci sono già. Ed ha fatto l'esperienza dell'imbianchino Mario che sarà sempre diffidente verso l'innovazione digitale finchè qualcuno non gli spiegherà che attraverso un portale riuscirà a far conoscere meglio la sua azienda, contattare in fretta i fornitori, provvedere agevolmente ai pagamenti. Ecco il progetto sperimentale costruito con Google e Unioncamere, grazie al quale 300 ragazzi, denominati curiosamente “evangelizzatori digitali”, verranno mandati nelle imprese italiane per portare innovazione.Poletti ha stigmatizzato poi la mentalità del sussidio, soprattutto quello concesso troppo facilmente, che genera passività: “nessun disoccupato è spinto ad uscire di casa, o tutt’al più lo fa lavorando in nero, se gli diamo troppi sussidi sicuri”.

“Tra le prime misure da adottare per le partite Iva – ha aggiunto Poletti – è la tutela dei crediti. Un problema pressante per chi si mette in proprio, infatti, sono i mancati pagamenti. Non si può lasciare il giovane imprenditore da solo davanti ai clienti insolventi, e una soluzione potrebbe essere costituita da strumenti di aiuto che gli diano almeno una parte della fattura non incassata (tra il 50 e il 70%), per non costringerlo a chiudere”.

Un intervento radicale, apprezzato anche dal vicepresidente Olivi che aveva accolto il ministro col presidente Rossi, che Poletti ha concluso con un invito a non farsi ingabbiare dalle regole, per puntare soprattutto al “fare”. Un pragmatismo di stampo renziano che anche a Trento raccoglie molti applausi ma anche qualche critica.

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