Grande Guerra e cattolici, la difficile mediazione

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«Trovandoci ora a cento anni da un esecrando conflitto, non ne commemoriamo con orgoglio l’inizio e non consideriamo che gli uni o gli altri possano avocarsi una vittoria. Decine di milioni di morti, case distrutte, monumenti artistici annientati, sofferenze indicibili, malattie, disgregazione di equilibri istituzionali: ecco quanto emerge al nostro sguardo di storici obiettivi». Sono le parole dell’Arcivescovo Bressan in apertura, questa mattina, dei lavori del convegno “I cattolici e la prima guerra mondiale: quale relazione?”: che si tiene a Rovereto, alla Fondazione Campana dei Caduti, sul Colle di Miravalle. E’ promosso dalla Commissione dalla CEI per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e dall’Arcidiocesi di Trento. A fare luce su una pagina di storia piena di contrasti e finora poco approfondita, sono stati chiamati gli storici Gian Luca Potestà e Agostino Giovagnoli, entrambi dell’Università Cattolica di Milano e Maurizio Gentilini del Consiglio nazionale delle ricerche. Quest’ultimo, in particolare, cercherà di approfondire il ruolo della chiesa trentina durante il conflitto. Un difficile ruolo di mediazione, come spiega Gentilini in questa intervista a radio Trentino inBlu (ascolta audio):
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