I colori del divertimento

Tra i 16 mila partecipanti a “The Color Run” il racconto di una “testimone”

“The Color Run, i 5 km più divertenti sul pianeta” prometteva lo slogan. E divertenti in effetti lo sono. Senza ricette o formule magiche. Una semplicità sconcertante e disarmante. Una trovata quasi ingenua, il colore, diventa il modo per far sorridere migliaia di persone. E’ un po’ tornare bambini ed essere autorizzati a sporcarsi, anzi invitati a farlo.

Eppure qualche perplessità iniziale c’era: il ritrovo in piazza, nel pre-partenza, sembra un po’ costruito, finto. Una sorta di obbligo di divertirsi per contratto. Come se un interruttore potesse spostarci sulla modalità “pazzia” improvvisamente, solo per il fatto di essere li, presenti.

Poi l’accodarsi per la partenza: il caldo afoso, il procedere di pochi passi alla volta. Tutto aiuta a non sentirsi poi così predisposti alla gioia e alle risate.

Ma lo start cambia tutto. Lungo i 5 chilometri, di corsa o camminando è indifferente, ci si gusta ogni passo. Si può chiacchierare, ridere, fermarsi e ripartire. C’è chi canta e chi semplicemente aspetta di capire dove e quale colore ci colpirà. C’è curiosità mentre si imbocca via Endrici e ci si avvicina al primo punto colore: come funzionerà? Come faranno a colorarmi? I volontari ti si avvicinano ed una nuvola blu ti investe. Ecco, svelato il mistero: c’è chi oggi avrà il compito di “mirare” ad ogni colorrunner che transiterà lungo il percorso.

Velocemente ci si porta verso il Fersina con la voglia di capire e scoprire il secondo colore. Un giallo intenso si mescola al blu sulla maglietta, in faccia e tra i capelli. Eppure non dà fastidio, anzi. Qui il passaggio è piuttosto angusto ed obbliga ad una camminata di gruppo: cresce la voglia di correre verso il colore successivo.

Su via San Severino il rosso diventa dominante, capace di coprire tutto il resto. Ed inizia davvero ad essere una sfida tra chi riesce a farsi colpire maggiormente. Si arriva alla Albere dove un rosa fluo va a completare il quadro cromatico che ogni runner si ritrova ad impersonare. L’ultima tappa è all’arrivo: un effetto argento che copre completamente anche l’asfalto davanti allo stadio Briamasco tenta di ricoprire i corridori, ma la pioggia ha il sopravvento. Eppure in pochi sembrano accusare il colpo. Si sta sotto l’acqua, come fosse dell’altro colore. Come fosse previsto. Come fosse parte del gioco.

Si arriva comunque in fondo, tutti completano il percorso. Anche giocare sotto l’acqua può diventare occasione per ritrovarsi un po’ bambini. E affrontare il percorso con un nutrito gruppetto di amici un’occasione per sorridere riuscendo magari a prendersi meno sul serio, almeno per un pomeriggio, ridendo un po’ di sé.

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