L’officina del nonno 3.0

Negli spazi della Manifattura a Rovereto una nuova impresa dove le idee si possono trasformare in prodotti, con costi contenuti, divertendosi e scambiando conoscenze e saperi

Rilanciare l'asfittica economia italiana riscoprendo il garage del nonno come luogo dove provare, sperimentare, sporcarsi le mani per dare corpo alle idee. E' la scommessa di tre giovani imprenditori che, dopo aver girato il mondo per accrescere la loro professionalità nei campi più diversi – vuoi nella ricerca, vuoi nell'analisi dei mercati finanziari -, hanno trovato nella nuova Manifattura a Sacco di Rovereto il posto ideale dove mettere insieme e far fruttificare le loro competenze. E oggi, nei 300 luminosi metri quadri all'interno di “Progetto Manifattura, l'incubatore per le tecnologie verdi di Trentino Sviluppo, dove un tempo faticavano le “zigherane”, lavorando le foglie di tabacco, è sbarcato WitLab, laboratorio artigiano hi-tech, officina per imprese grandi e piccole, dove fare sperimentazioni e costruire prototipi di elettronica e programmazione robotica, falegnameria… “WitLab è la versione extra-large dei fablab che ormai siamo abituati a trovare all'interno dei musei delle scienze, come il Muse”, spiega Andrea Saiani, co-fondatore di questa nuova esperienza imprenditoriale insieme a Emanuele Rocco e Leonardo Benuzzi.

L'ampio spazio aperto a artigiani, designer, architetti, studenti, hobbisti e “makers”, è organizzato secondo un preciso percorso – interamente accessibile anche ai diversamente abili – che invita a acquisire nuove conoscenze attraverso il fare, interagendo con materiali, strumenti e tecnologie diverse, secondo il proprio gusto creativo e la propria curiosità. Qui si può con grande facilità e con costi contenuti trasformare un’idea di prodotto in realtà: dalla custodia innovativa per lo smartphone a circuiti per sistemi robotici, al design di raffinate lampade Led. “Spesso realizzare un prototipo da testare prima di metterlo sul mercato può costare anche centinaia di migliaia di euro”, spiega Andrea Saiani. “Grazie a tutte le macchine di nuova generazione presenti nel Witlab, dalle tagliatrici laser alle stampanti in grado di realizzare veri e propri oggetti in 3 dimensioni di vari materiali e ai sistemi di modellazione 3D informatici, questi costi possono essere notevolmente ridotti”.

WitLab però non è la classica officina artigiana. Un ampio spazio è dedicato alla condivisione di informazioni e competenze. Perché qui condividere saperi, know-how, idee, scambiarsi consigli tecnici, stringhe di codice, componenti cibernetiche o materiali riciclati fa parte del gioco. Sì, c'è anche una dimensione ludica, in tutto questo, perché, spiegano Saiani e Rocco, “se non ci divertissimo, faremmo altro”. “Io avevo un lavoro ben pagato in tutt'altro settore – confida Saiani -, ma era noioso e sentivo che mancavano stimoli e motivazione. Così ho deciso di cambiare”. Come? Prima inventandosi un'impresa innovativa nel settore del compattamento dei rifiuti e della strumentazione medica, avviata grazie a un fondo Seed Money e al sostegno di Trentino Sviluppo e battezzata “Witted”, che potremmo tradurre come “sveglio, persona che ragiona velocemente”; poi lanciandosi con capitali propri – 250 mila euro la somma investita nell'impresa, “Sostenibilità e crescita sono le nostre parole d’ordine”, spiega Andrea Saiani -, in questa nuova avventura (WitLab, dall'unione di “Witted” e “fablab”) che ambisce ad offrire servizi avanzati alle imprese insediate negli spazi di Trentino Sviluppo così come a qualsiasi altra impresa trentina, ma anche a fare formazione per le scuole. “Uno spazio di questo tipo all’interno di Progetto Manifattura – spiega Emanuele Bompan che ci accompagna nella visita in anteprima a questa realtà che rappresenta un unicum nel panorama nazionale – rappresenta un valore aggiunto: il WitLab mette a disposizione le proprie competenze di fast prototyping e le attrezzature che si usano tutti i giorni per la realizzzione dei prodotti, dando accesso a tecnologie che prima non erano reperibili sul territorio”.

Qui è possibile ideare e produrre non solo oggetti a scopo personale come stampe 3D, oggetti intagliati con il laser o lavorati con macchine a controllo numerico, ma anche mini produzioni e prodotti veri e propri, fino – perché no? – a creare la propria impresa attorno a un’idea che prima non si riteneva realizzabile. “Solo passando dall’idea al disegno e poi alla sua realizzazione concreta ti puoi accorgere di eventuali errori di progettazione”, osserva Emanuele Rocco. “E in una realtà come questa ciò è possibile sperimentando, creando e costruendo i propri progetti, piccoli o grandi che siano”. Proprio come si poteva fare un tempo nel garage del nonno. “Con una differenza non di poco conto: qui spingiamo fortemente nella direzione della condivisione delle idee, dei saperi”. Non a caso, lungo il percorso virtuale all’interno del WitLab, un ambiente è chiamato proprio “Share”, “condividi”. “Per noi il prodotto è finito quando è condiviso, quando arriva alla gente”, chiosa Rocco. “Se non fai ‘engagement’, se non coinvolgi (l’eloquio è infarcito di termini inglesi, eredità degli anni passati oltreoceano, ndr) nelle nuove tecnologie è inutile, l’innovazione va condivisa, anzi, allargata, diffusa”.

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