“L’amore di Dio l’ha sostenuto”

La visita del cardinale birmano Maung Bo nel ricordo di don Domenico Tarolli, missionario nel Myanmar]

[somm2: Maung Bo ha potuto esprimere la sua gioia per il fatto di poter essere venuto personalmente a contatto con la comunità di origine di don Tarolli, personalità religiosa di cui ha tanta stima da sperare una sua prossima beatificazione

Grande festa sabato scorso per la visita del cardinale birmano Maung Bo a Castello. Ad attenderlo davanti all’entrata della chiesa di San Giorgio e sul sottostante sagrato, dove svetta il busto di don Domenico Tarolli, c’erano la banda, il sindaco Stefano Bagozzi, i sacerdoti del territorio e davvero tanta gente.

Accompagnato dal vescovo mons. Luigi Bressan e dal parroco dell’Unità pastorale “Sacra Famiglia” don Vincenzo Lupoli, il cardinale Bo, assieme alle parole di affetto rivoltegli nei diversi interventi, ha ascoltato il ricordo della grande opera di evangelizzazione operata dal sacerdote castellano in Birmania nel secolo scorso pronunciate sia dal sindaco sia dallo storico locale Vittorino Tarolli.

Maung Bo ha potuto esprimere la sua gioia per il fatto di poter essere venuto personalmente a contatto con la comunità di origine di don Tarolli, personalità religiosa di cui ha tanta stima da sperare una sua prossima beatificazione. “Vorrei ringraziare i suoi parenti, fratelli, sorelle e amici e tutti voi”, ha detto il cardinale birmano. “Padre Domenico Tarolli era nato e cresciuto qui, ma il Signore lo ha scelto e mandato in un luogo sconosciuto, nel Myanmar. Possiamo immaginarci la sua vita: la differenza della lingua è stata la maggior difficoltà, il cibo, i vestiti diversi e anche i trasporti che erano pochi; doveva usare i suoi piedi per arrivare nei posti dove doveva andare. Trascorse tutta la sua vita nelle foreste infestate dalla malaria, aprendo nuove missioni. Fu anche imprigionato dai regnanti di allora. Non aveva paura perché l’amore di Dio lo ha sostenuto. L’amore vince la paura; finì per diventare l’ambasciatore di pace per conto del re della Birmania”, ha affermato un sorridente Maung Bo.

Mons. Bressan ha ricordato ancora i cinquecento anni dall’arrivo dei primi cattolici in Birmania; dapprima arrivarono alcune ristrette comunità di armeni. Poi con i portoghesi la chiesa cattolica del posto iniziò a svilupparsi. Oggi, ha concluso, sono 800 mila i cattolici presenti in quel paese. I cattolici sono il 7% della popolazione, ma la Chiesa è molto apprezzata per la dedizione dei suoi appartenenti verso i molti poveri presenti in questo paese (fino a pochi anni fa lo stipendio medio di un insegnate era di sei o sette euro al mese).

Anche il cardinale Bo ha attraversato tante difficoltà nella sua vita, ha voluto sottolineare infine Bressan; orfano di genitori ancora da giovane, si diede allo studio finché a soli 37 anni, giusto venticinque anni fa, divenne vescovo e quindi arcivescovo nella capitale di Yangon; nel febbraio scorso, infine, venne nominato cardinale di un popolo capace di molti sacrifici e molta preghiera.

Come le persone di queste montagne e i fedeli della valle del Chiese, che hanno davvero fatto sentire a proprio agio il cardinale accompagnandolo con calore nella messa da lui celebrata e gli hanno anche donato un quadro rappresentante uno scorcio di Castel Condino innevato, una croce d’oro e le offerte dei fedeli accorsi.

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