Con la Grecia sul collo

L’esito del referendum greco peserà inevitabilmente sul futuro dell’Unione Europea e sul nostro futuro, ma non solo per ragioni collegate alla prima.

Ovviamente la UE si trova in una posizione non facile. Lo spregiudicato “appello al popolo” di Tsipras (la classica manovra “bonapartista”, perché era un referendum buttato lì senza tempo per le informazioni e basato su uno stato emotivo della popolazione) segna comunque un problema: chiamare la Grecia a rispondere delle sue debolezze (chiamiamole benevolmente così) significa condannarla ad un periodo di difficoltà economiche pesanti; chiudere gli occhi in nome di una presunta solidarietà alla gente che soffre significa aprire la strada al disconoscimento della responsabilità nella gestione dei bilanci e al probabile rigetto delle politiche di sostegno da parte di altri popoli che non sappiamo quanta voglia avranno di pagare loro il conto della finanza allegra di Atene.

Come se ne uscirà è difficile prevederlo. Tspipras gioca con spregiudicatezza la carta internazionale. Ha telefonato a Putin per mettere zizzania nell’eurozona e per condizionare gli USA molto preoccupati di un indebolimento del fronte sud della Nato (soprattutto con le fibrillazioni del Medio Oriente e con l’inaffidabilità della Turchia odierna). Conta poi sui cinesi che non solo hanno interessi nell’economia greca, ma hanno puntato molto sull’euro come moneta di riserva in alternativa al dollaro, per cui una crisi dell’euro comporterebbe per loro un sacrificio pesante (soprattutto ora che la Cina comincia a conoscere un rallentamento nella sua capacità espansiva).

Inoltre ad Atene si conta anche su rivalità interne alla UE, perché il potere crescente della Germania non è ovviamente facilmente accettato dagli altri partner (alcuni dei quali poi, più o meno subdolamente, pensano di poter avere un trattamento simile a quello della Grecia se si arriverà alla ristrutturazione del suo debito). Il sentimento antitedesco è però un veleno pericoloso, per quanto facilmente iniettabile per le ragioni storiche che tutti conosciamo. Infatti senza il peso economico della Germania, l’Europa perderebbe ruolo nel grande gioco delle relazioni internazionali e se ci fossero delle spaccature, non si può dimenticare che la Germania è in grado di tirarsi dietro il consenso degli stati più prosperi dell’eurozona.

Tsipras sembra in parte avere capito che sta giocando una partita di poker che è ancora lontano dal vincere ed ha fatto una mossa tattica: ha sacrificato il suo falco Varoufakis, che peraltro, supponiamo, sarà ben contento di tirarsi fuori in un momento in cui appare come il vincitore, lasciando ad altri la “colpa” dei disastri che inevitabilmente seguiranno al suo presunto successo.

L’Italia paga le conseguenze di questa situazione su due fronti. Il primo è quello esterno, perché è uno dei maggiori creditori della Grecia e per quanto lo si neghi circolano preoccupazioni sulla dimensione della manovra finanziaria che servirà per fronteggiare l’inesigibilità del debito di Atene. Non esattamente una buona notizia con una crisi economica da cui non si esce ancora in maniera percepibile, soprattutto sul fronte della creazione di lavoro (e fino a che Renzi non dimostra di riuscire ad assorbire una quota significativa della disoccupazione giovanile non potrà dire di aver fatto una vera riforma).

Il secondo dato è il ringalluzzirsi delle opposizioni che tutte, ciascuna a modo suo, interpretano la vittoria di Tspiras come la prova dell’aprirsi per loro di orizzonti di gloria. L’entusiasmo per l’idea di appellarsi al popolo sfruttando le paure della gente era un tempo tipica della destra e la sinistra considerava la tecnica con sospetto. Oggi tutti d’accordo su quel metodo che si pensa consentirebbe di vincere facile. Di conseguenza Renzi deve temere il saldarsi di tutte le opposizioni in un fronte parlamentare che non farà passare più nessuna delle riforme che il governo non ha ancora portato a conclusione. Una prospettiva molto pericolosa, perché lo indebolirebbe costringendolo di fatto a piegarsi all’idea di uno scioglimento anticipato della legislatura.

Cosa questo significherebbe abbiamo già cercato di spiegarlo più volte.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina