Grecia, “un voto di speranza”

Al referendum in Grecia hanno vinto i no con il 61%. Ma è da tempo che sulle questioni politiche del Paese non si sorride e dal giorno dopo il voto lo si fa ancora meno per le strade e le piazze, negli aggregati urbani e nei centri turistici fin nelle più piccole isole (dove l'autoconsumo rende un attimo più indipendenti i cittadini) e neppure sull'Olimpo dove hanno nuovamente bendato la dea fortuna. Dopo l'esultanza, la gioia e gli abbracci dei sostenitori del no davanti al parlamento di Atene in piazza Sytagma, la Grecia si è risvegliata con i problemi di sempre, se non aggravati, almeno secondo gli sconfitti del fronte del sì. All'aria di festa è subentrato un clima di attesa silenziosa e preoccupata.

Di Grecia si è parlato al Parlamento europeo mercoledì 8 luglio. Alle esternazioni del presidente Alexis Tsipras sono seguiti battimani dalle ali estreme di destra e sinistra nel gran silenzio dei banchi di centro. C'è attesa in questo fine settimana per il piano annunciato dal premier greco. Ciò dimostra che nonostante i rancori nelle segrete stanze o l'esultanza in parte dell'emiciclo si è dunque a discutere nuovamente intorno allo stesso tavolo, mentre è stato rifiutato un nuovo prestito ponte di 7 miliardi. Sulla situazione pende la spada di Damocle, in quanto o ci sarà un accordo entro domenica quando è previsto il pronunciamento dei 28 Paesi della UE, oppure la Grecia fallisce. Il default è dunque dietro l'angolo. Contro quest'evenienza si è nuovamente inserito anche Barack Obama.

A sondare i sentimenti più profondi della comunità greca è la Caritas, che per bocca del suo presidente, padre Antonio Voutsinos, ha dichiarato che “nessuno sorride più e si continua a vivere alla giornata come sempre”. Papa Francesco, prima della partenza per l'America Latina, ha rivolto il suo saluto ed augurio a tutto il popolo greco condividendo preoccupazioni politiche e tribolazioni economiche. La Caritas è sempre stata attiva negli aiuti con le fasce più deboli della società. I volti della gente sono serrati come le saracinesche dei negozi e delle banche che da giorni non erogano più denaro dai bancomat e se lo fanno è per somme giornaliere irrisorie, confida padre Voutsinos a Daniele Rocchi di Sir. Sulla questione interviene anche monsignor Franchiskos Papamanolis, presidente dei vescovi cattolici greci, il quale da un lato contesta la mancata chiarezza del quesito referendario e dall'altro sottolinea il bisogno di certezze della Grecia che auspica possano derivare dal vertice dell'Eurozona.

Il cerino acceso ora è in mano greca. Si tratta di vedere se sono sufficienti ad agevolare l'accordo le dimissioni del ministro dell'economia Yanis Varoifakis, al quale è subentrato Euclid Tsakalotos, o le parole fattesi più rassicuranti di Tsipras: “Vogliamo un accordo per uscire dall'austerity e un'Europa della solidarietà”, condivise anche dal presidente Caritas per il quale “le urne non hanno detto no all'Europa e all'euro, ma a tutte quelle misure di austerity che non fanno altro che aumentare la povertà della popolazione che è già tanta”. Calarsi da italiani e trentini in questa realtà è davvero difficile nonostante le comuni sofferenze per la crisi.

“Il Governo spera in un accordo più sostenibile per il nostro Paese. Noi vogliamo restare in Europa, – aggiunge ancora padre Voutsinos – ma come si può quando si pensa al bene delle banche e non a quello delle persone”. C'è una piena assonanza fra la posizione della Chiesa greca e i molti interventi di europeisti convinti ed anche molte voci del popolo. Il primo frutto positivo della consultazione referendaria, per la Caritas, è la convocazione da parte di Tsipras dei leader dei partiti per creare un fronte unito, dal quale solo Alba dorata dell'estrema destra si è autoesclusa, mentre “il popolo greco – ha aggiunto – ha chiesto all'Europa un accordo sostenibile che gli permetta di riprendere a sperare nel futuro”. Parla di speranza anche il vescovo Dimitrios, esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino in Grecia: “Nella disperazione quello di domenica è un voto di speranza. I si e i no condividono lo stesso problema: “come sopravvivere nel momento presente”. Ai politici greci quali debitori nei confronti della Ue, secondo il prelato, spetta comunque l'obbligo di chiarire come sono stati spesi i soldi ricevuti in prestito, anche se è prioritario “arrivare ad una soluzione sostenibile che non porti il popolo alla rovina”. Il futuro della Grecia non deve essere per forza nero, se la politica riuscirà a far prevalere il vincolo della solidarietà.

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