Sulla frontiera dell’etica

Dialogo interreligioso e ricerca applicata: i nuovi campi indagati dal Centro per le Scienze Religiose che compie 40 anni

Prof. Bondolfi, un bilancio dei primi quarant'anni?

Sono anni di successi, legati a due persone: mons. Iginio Rogger, che lo diresse per vent’anni a partire da interessi di quel tempo, religiosità locale, storia, archeologia, il suo Concilio… Poi Antonio Autiero, che nei suoi 14 anni allargò ulteriormente gli orizzonti, occupandosi di vari tipi di teologia, non soltanto cattolica; ci fu un processo di deconfessionalizzazione del Centro, aprendo a problemi di etica e filosofia, come si vide nel convegno mondiale di teologi e moralisti cattolici.

Quale fu il contributo specifico di Rogger? 

Era un genio universale che si occupava di storia, di storia ecclesiastica, di archeologia, di musica sacra, di arte. Questa sua competenza molto allargata gli permetteva di avere un’immagine della religiosità trentina, ma anche del rapporto tra il nostro territorio e quello del nord, quello tedesco. Questa eredità rimane tutta, come la biblioteca e i suoi scritti, ma gli orizzonti ora sono cambiati; i due punti chiave sono il dialogo interreligioso e l’etica applicata.

Come si traduce lo studio su questi due versanti?

Dal punto di vista del dialogo interreligioso stiamo cercando un approccio specifico nostro, diverso da quelli condotti finora. Consiste nel fatto di metter l’accento non tanto sulle diverse dottrine e teologie che stanno dietro le diverse tradizioni religiose, bensì sulle pratiche. Ogni religione ha le sue diverse pratiche; per fare un esempio l'astinenza dalle carni…

Siamo ancora agli inizi di un lavoro sempre di più interdisciplinare.

E l’etica applicata?

Abbiamo scelto temi nuovi: le neuroscienze, ossia lo studio del cervello umano a partire dal dialgo col centro già presente in Trentino. Un altro sotto tema è quello dell'ennesmence , cioè se l’essere umano abbia il diritto o meno anche di di migliorarsi biologicamente, penso ad esempio al rafforzamento della memoria umana.

Come trasferire la riflessione etica nella pastorale?

Il nostro Istituto non è confessionale, non ha la mission di migliorare la coscienza dei fedeli. Noi però non ci sottraiamo quando singole comunità religiose ci chiedono di fare un lavoro di volgarizzazione: partecipiamo volentieri. Quale stimolo viene dall’ enciclica di Papa Francesco?

È un contributo alla discussione dell’etica ecologica, cioè della riflessione sui doveri che l’essere umano ha nei confronti della natura; arriva al momento buono. Noi ci stiamo occupando di questo tema e faremo in modo che il tema dell’etica ecologica non rimanga solo una discussione ad alti livelli, ma anche entri nella base della popolazione.

Cosa offrite a chi si iscrive al vostro Centro?

Abbiamo un’ottima immagine non solo nel Trentino, ma anche nel resto d'Italia. Costituiamo un eccezione perché il nostro Centro è uno dei pochi in cui si fa si fa teologia, ma non finanziata dalla Chiesa cattolica.

Peraltro noi offriamo anche un corso superiore di scienze religiose, riconosciuto dalla Cei, che dà una laurea specialistica e abilita le persone all'insegnamento della religione nella scuola pubblica. Stiamo lavorando per estenderlo anche a persone che non necessariamente vogliono entrare nel mondo della scuola, ma guardano ad altri ambiti come il giornalismo o il turismo religioso.

Come è cresciuto il Centro negli ultimi anni?

Il numero dei ricercatori è passato da 4 a 7, facciamo più pubblicazoni. Siamo anche soggetti anche ad una forma di valutazione voluta dallo Stato. Mi auguro che si possa continuare a lavorare almeno alle condizioni attuali (i finanziamenti a disposizione del Centro sono purtroppo diminuiti negli ultimi tre anni). Mi auguro che ai contributi della Provincia possano aggiungersi anche finanziamenti variegati, da altre fonti, tra cui l’Unione europea. Che i trentini abbiano un Centro altamente qualificato ed internazionale, ma che non debbano pagarlo solo loro.

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