Export militare, un impegno da rilanciare

Sono passati 25 anni dall’entrata in vigore, il 9 luglio 1990, della legge n. 185 che introdusse per la prima volta in Italia “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”. La legge nacque anche grazie alla pressione di ampi settori della società civile e dell’associazionismo laico e cattolico. Lo ricorda su Unimondo (www.unimondo.org) Giorgio Beretta, analista dell'Osservatorio sulle armi leggere (Opal) di Brescia e collaboratore di Unimondo, in un lungo articolo nel quale, oltre a ricordare l’iniziativa della Rete Italiana per il Disarmo che nell’anniversario a Roma ha promosso un sit-in e presentato dati e analisi sulle esportazioni italiane di sistemi militari, denuncia la costante perdita di trasparenza in materia registrata negli ultimi anni. Le prime Relazioni sull’export di armi consegnate al Parlamento riportavano con precisione, ricorda Beretta, “il sistema d’arma esportato per quantità e valore, la ditta produttrice e il paese destinatario”. Ma “nel corso degli anni queste informazioni sono state scorporate in una serie di tabelle che oggi non permettono più di conoscere le armi effettivamente esportate verso i diversi paesi acquirenti”. Ed è pure stato reso impossibile conoscere le singole operazioni svolte dagli istituti di credito in appoggio all’export di armamenti: “un fatto – sottolinea Beretta – che ha favorito soprattutto i gruppi bancari esteri come BNP Paribas e Deutsche Bank che, a differenza di gran parte delle banche italiane, non hanno adottato politiche di responsabilità sociale riguardo ai finanziamenti all’industria militare e ai servizi per esportazioni di armi”.

Meno trasparenza e anche meno controllo da parte del Parlamento. “Dopo anni di pressioni da parte della Rete italiana per il Disarmo – scrive Beretta -, lo scorso febbraio le competenti commissioni della Camera sono tornate ad esaminare la Relazione governativa: ma la seduta è durata meno di un’ora e al momento non si ha notizia di ulteriori iniziative in Parlamento”.

“E’ pertanto quanto mai urgente – conclude Beretta – che le associazioni che negli anni Ottanta chiesero con forza una legge rigorosa e trasparente tornino a mettere in agenda il controllo delle esportazioni di armamenti. Ciò è reso ancor più necessario dall’attuale contesto di forte instabilità internazionale”.

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