Covel, un piccolo gioiello che merita di essere scoperto

Originata dal rio Vioz, è un punto di partenza per raggiungere il biotopo del lago omonimo

Non è una cascata molto grande, ma risulta suggestiva per il luogo in cui è posta e per la bellezza dei suoi salti tra le rocce. Si tratta della cascata di Covel, originata dal rio Vioz, che si raggiunge a oltre 1.800 metri di quota sopra Peio paese.

La cascata scorre tra le rocce di un luogo famoso anche per il suo lago, creando gorghi e mulinelli e infine precipitando ai piedi di un ponticello in legno che porta proprio al lago.

Per arrivarci bisogna giungere fino a Peio paese e salire verso il dosso di San Rocco. Questo è un luogo ricco di storia, infatti proprio qui sorge quello che fu il cimitero di soldati di nazionalità diverse (austriaci, italiani, ma anche prigionieri russi) della prima guerra mondiale, caduti su questo fronte, tra le montagne innevate. Dopo che le salme, nel 1921, furono portate all'Ossario di Rovereto, dal 2004 riposano qui i tre Kaiserschützen ritrovati proprio quell'anno sul Piz Giumela, commemorati ogni settembre da autorità austriache ed italiane. Superata questa zona, ci si addentra per una strada forestale seguendo la direzione per Covel su una strada sterrata. In poco meno di un'ora (dipende ovviamente dall'allenamento della persona) si raggiunge la cascata, un piccolo gioiello incastonato tra rocce sporgenti che fa da cornice al lago di Covel e precede la malga omonima.

La cascata è un punto di partenza per raggiungere il biotopo del lago di Covel. Si tratta di ciò che rimane di un antico lago, popolato da pesci e anfibi e contornato dai pascoli in cui si possono vedere le pecore e le capre, ma anche qualche asinello, di proprietà della gente di Peio. Poco distante infatti si trova anche la malga, che con gli anni ha cambiato, per così dire, destinazione. Per secoli è stata infatti il ricovero di mucche e vitelli della comunità di Peio, quando questo tipo di allevamento costituiva la base dell'economia della zona. Dopo un restauro, la malga da diversi anni ospita invece pecore e capre, allevate dalla gente di Peio, uno degli ultimi nuclei di allevamento ovicaprino in Trentino (tra l'altro in paese funziona anche l'ultimo caseificio turnario del Trentino), seppur con molte difficoltà ad esempio per l'utilizzo della lana.

Si tratta di una meta tranquilla, lontana dai luoghi solitamente battuti dai turisti, che permette di apprezzare le bellezze paesaggistiche ma anche di scoprire le vicende storiche della Grande Guerra. Un piccolo gioiello naturale da scoprire.

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