La “disperata speranza” di Alex Langer

Dalla ricca sintesi dei suoi tanti scritti, emergono le tensioni ideali di questo “costruttore di ponti”, “saltatore di muri”, uomo del dialogo sempre e comunque

C’è un passaggio che l’ex parlamentare Marco Boato mette nero su bianco commentando uno degli ultimi interventi di Alexander Langer prima che l’europarlamentare Verde si suicidasse (a Firenze il 3 luglio 1995), che meglio di tanti fiumi di parole racchiude una vicenda umana e politica spentasi alla vigilia del genocidio di Srebrenica nel corso del quale circa 8000 bosniaci musulmani vennero trucidati dai serbi sotto gli occhi inermi dei caschi blu olandesi dell’Onu. Terra martoriata dal conflitto etnico, quella ex jugoslava, per la quale Langer si era speso in maniera indefessa per cercare di ricomporre e attutire traumi e lacerazioni. A proposito della sua esclusione dalla possibilità di correre alla poltrona di sindaco di Bolzano “reo” di non aveva compilato la dichiarazione etnica, Langer scriveva: “Perché non pensare che questi fratelli possano ritrovare i loro altri fratelli oggi gettati nel pozzo di una legislazione etnica non ancora entrata nella fase del disarmo e dare vita insieme a quella rinascita civile e sociale, ambientale e culturale, alpina ed europea, locale e al tempo stesso solidale col resto dell’umanità, che Bolzano potrebbe degnamente irradiare?”.

“Parole di disperata speranza”, annota con un ossimoro Boato in “Alexander Langer. Costruttore di ponti” dato alle stampe per Editrice La Scuola nella ricorrenza dei vent’anni dalla morte del leader dei Verdi italiani e tra i fondatori del movimento a livello europeo. In 125 paginette Boato tratteggia una partecipata biografia ragionata e raccoglie una ricca documentazione sintesi dei tantissimi scritti che Langer produsse per decine e decine di riviste, anche a diffusione assai limitata, da cui emergono le tensioni ideali di un uomo che, come scrive Boato, “si è speso per tutti, per tutta la sua vita, senza mezze misure”.

“Alex Langer – sottolinea il cardinale Loris Capovilla nella presentazione – è stato un eccezionale apostolo di verità e di giustizia, di libertà e di amore”. Di formazione cristiana, Langer ha attraversato gli ultimi decenni del secolo scorso da protagonista della vita politica e culturale italiana ed europea. Tra i dirigenti di Lotta Continua, professore, pacifista, ambientalista, ecologista, antimilitarista, si è impegnato a fondo per la convivenza nella sua terra, l’Alto Adige/Südtirol, cercando di abbattere gli steccati etnici. “Costruttore di ponti”, “saltatore di muri”, uomo del dialogo sempre e comunque, fino alle sue ultime parole autografe: “I pesi mi sono divenuti davvero insostenibili, non ce la faccio più. Vi prego di perdonarmi tutti anche per questa mia dipartita”.

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