Bombe italiane nella guerra dimenticata

Il 25 agosto almeno 14 civili, tra cui 7 donne e 4 bambine, sono rimasti uccisi nei bombardamenti dei ribelli houthi su un quartiere residenziale di Taiz, la terza città più grande dello Yemen, nodo strategico a metà strada tra la capitale Sana’a e Aden. Lo riporta l'agenzia Misna, citando fonti mediche locali. Solo pochi giorni prima decine di persone, in stragrande maggioranza civili, erano rimaste uccise nei raid aerei condotti dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita e negli scontri sul terreno.

Ci sono guerre di cui si parla, se non altro perché scaricano verso l'Europa migliaia e migliaia di derelitti. E ci sono guerre invisibili, conflitti dimenticati, che hanno fatto dire a Papa Francesco che siamo di fronte alla terza guerra mondiale “a pezzi”.

Quella nello Yemen, il Paese che si affaccia sul Golfo persico, è una di queste. In cinque mesi dall’inizio, il 26 marzo scorso, dell’intervento militare di una coalizione guidata dall’Arabia Saudita per contrastare l’avanzata del movimento sciita zaidista Houth, sarebbero morte, secondo le Nazioni Unite, almeno 4 mila persone; 20 mila i feriti.

Eppure quella guerra riguarda da vicino, molto da vicino, anche l'Italia: perché le bombe che cadono sulla popolazione civile dello Yemen, che nel marzo scorso Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, definiva “la prima vittima” dell’escalation militare nel Paese, sono bombe tricolori, biancorossoverdi. Bombe fabbricate in Italia e spedite negli Emirati dalla RWM Italia Spa, azienda del gruppo tedesco Rheinmetall, dicono due inchieste, una del sito di informazione Reported.ly, l’altra di Famiglia Cristiana. Esportate nonostante i divieti della legge 185/1990, secondo quanto denuncia l’Opal, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere.

Giorgio Beretta, analista di Opal, su Unimondo oltre a confermare tali notizie, fornisce nuove informazioni sulle esportazioni di bombe dall’Italia all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, che pure fanno parte della coalizione. Esportazioni, è bene ribadirlo, in spregio alla legge 185/1990, e oltre tutto verso un Paese dove, denuncia Amnesty International, dilagano le esecuzioni capitali, anche di minorenni e disabili mentali.

“Occorre che il Parlamento riprenda il controllo di questa materia e interroghi il governo sulle esportazioni di sistemi militari”, scrive Beretta, facendo notare che “Germania e Svezia hanno sospeso e cancellato importanti contratti militari con l’Arabia Saudita”. I ministri Gentiloni (Esteri) e Pinotti (Difesa) non hanno nulla da dire in proposito?

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